Io sono il suo toyboy. Non è un modo di dire, abbiamo un regolare contratto, dove ci sono molte clausole che io ho accettato, dalla prima all’ultima. La prima di queste clausole mi impone di non rivelare a nessuno di essere un toyboy. Se dovessi mai rivelarlo, andrei in galera.
In privato la chiamo signora, ma in pubblico devo chiamarla per nome, o anche amore, o anche tesoro. Talvolta posso chiamarla per nome, o amore, o tesoro anche in privato, durante l’attività sessuale. Una volta perfino troia, ma perché me lo ha chiesto lei, durante il sesso, altrimenti non mi sarei mai permesso.
L’altro giorno era il suo compleanno e le ho regalato un anello con un diamante da un carato, sono rimasti tutti a bocca aperta. Hanno detto questo ragazzo è proprio pazzo di te. Io ho detto che ero proprio pazzo di lei, e l’ho baciata appassionatamente, come preso da un raptus. Mi viene facile baciare così, con trasporto, e fare l’uomo romantico. Forse perché non sento niente. È come recitare. Non ci vuole poi molto a capire cosa vuole una donna, sono poche cose da tenere a mente, basta aver visto molti film romantici e tenere a mente Cary Grant. E non contraddirla mai. Tranne quando te lo chiede lei, per far vedere che la contraddici.
Per quanto riguarda l’anello non capisco niente di diamanti, ho scelto l’anello più costoso all’interno del budget che mi aveva dato la signora. La signora per tutta la cena continuava a guardarselo e a sorridermi, come se davvero glielo avessi regalato io. Un’altra volta ho finto di regalarle una borsa di Hermes. Un’altra volta delle scarpe di Manolo Blahnik.
Al contrario di quanto si pensi, il sesso per me non è un problema, ho sempre avuto questa stupida facilità di erezione. Le mie erezioni sono stupide come me, ma sembrano chissà cosa. Per questo ho deciso di fare il toyboy. Fin da quando ero piccolo mi bastava pensare di indurirlo, e diventava duro, come una bacchetta magica. Come se ci fosse dentro una molla, o un fil di ferro. Non avevo bisogno di immagini pornografiche, era come alzare un braccio. Avrei potuto fare il pornoattore, ma mi vergogno, e poi troppa gente. In compenso non mi emoziono granché, potrei tranquillamente farlo con una mucca, o un albero, o con il chihuahua della signora, e sarebbe uguale. Anzi, con il chihuahua della signora, confesso, lo farei con gusto.
A me piacciono gli animali, ma il chihuahua della signora non lo sopporto. Si chiama Pontocho, ha questo nome del cavolo perché la signora è fissata con il Giappone. Significa pure qualcosa, in giapponese, ma non mi ricordo cosa. Purtroppo nel contratto c’è una clausola che mi impone di avere un buon rapporto con tutti gli eventuali animali domestici presenti nella casa della mia cliente.
Appena mi vede Pontocho abbaia, e mi si lancia addosso azzannandomi i pantaloni, e qualche volta mi morde le caviglie. Ha dei denti minuscoli ma acuminati, come spilli, che lasciano dei buchi, e spesso riescono a farti sanguinare. Sembra un cane indemoniato, è piccolo ma completamente pazzo furioso, più stupido di me. Vorrei calciarlo via, ma non posso. Se non fosse il chihuahua della signora l’avrei lanciato dalla finestra, o l’avrei infilato nel forno a microonde e sarei stato lì a vederlo esplodere.
Il mio pene è lungo 9 cm a riposo, 16 cm in erezione. Tutto indicato nella mia scheda, dove sono accluse due foto di profilo: una a riposo, una in erezione. Nessuna si è mai lamentata, non perché in teoria non ci sarebbe da lamentarsi, ma è indicato nella scheda spillata al contratto.
Comunque non tutte le donne amano un pene grande. Al contrario, conosco colleghi toyboy con peni grandi che faticano a trovare clienti, perché le clienti vedono la scheda e si spaventano. Vi assicuro che più di tanto non serve. Meglio un pene normale e confortevole. Inoltre io so essere sia dolce che virile, questo è importante. Nessuna donna vuole un uomo sempre dolce o un uomo sempre virile. L’abilità sta nel capire quando essere dolci e quando virili, perché le donne vogliono un mix, e se non si è esperti è facile sbagliarsi e essere dolci quando vogliono il virile e viceversa, bisogna saperle capire, saper alternare. A me riesce bene alternare il dolce e il virile perché sono stupido e non ho molti pensieri per la testa. Quando sei virile a letto puoi dirle le parolacce, tipo appunto troia, perché alle donne piace sentirsi chiamare troie a letto, dando per scontato di non esserlo non a letto.
Alla signora dico un sacco di bugie, tutte implicitamente concordate, quindi non sono propriamente bugie. Devo mandarle almeno trenta sms al giorno, con almeno tre «ti amo» al giorno. Essere presente, come dice il contratto. Le dico che è bellissima, e che mi piace la sua pelle, e che mi piace il suo odore, e che mi piace la sua bocca che ha recentemente fillato, cioè riempita di gomma. Queste cose non sono nel contratto ma è come se ci fossero, sono l’abc di noi toyboy. A me non vengono difficili queste attenzioni perché è il mio lavoro, ma penso siano difficili per un uomo che deve farlo gratis. Per questo ci siamo noi toyboy.
Così le dico che dimostra trent’anni di meno anche se ha il collo grinzoso e le tette tutte rinsecchite. Le dico che ha la pelle di una ragazzina, mentre è tutta tirata, sembra una maschera di gomma.
Nell’intimità mi domanda se sento quanto mi desidera, e io dico che lo sento, sebbene abbia pure la vagina rinsecchita, nonostante il lubrificante di cui la riempie quando va un attimino al bagno. La signora crede io non lo sappia, ma io lo so, solo fingo di non saperlo. Ma forse pure la signora finge di non sapere che io fingo di non saperlo. In ogni caso è come una spugna del deserto che una volta bagnata torna subito secca, perché le donne dopo una certa età si seccano. Non sentono più niente, ma hanno una gran voglia di sentire tutto. Per fortuna ci siamo noi toyboy.
Le mie prestazioni garantite in stato di erezione devono durare un minimo di quarantacinque minuti consecutivi dall’inizio dell’erezione, con un recupero garantito di tre ore tra una e l’altra, e un massimo di tre nelle ventiquattro ore. Nel caso in cui entro i quarantacinque minuti la signora non raggiunga il culmine del piacere, devo fare di tutto al fine di farglielo raggiungere, secondo il contratto. Fare di tutto significa in sostanza utilizzare l’opzione di emergenza del cunnilingus, nella quale bisogna avere molta resistenza. Certe volte la faccenda dura così a lungo e mi fanno male le mandibole, allora comincio a pensare a altre cose per non soffocare o avere un attacco di panico. Penso a cose piacevoli, tipo una puntata dei Griffin, o a una di quelle ricette di Benedetta Parodi prima del tg. La Parodi mi rilassa tanto, anche se non cucino mai. Nel cunnilingus è brutto quando ti sembra di essere arrivato al traguardo e poi sbagli qualcosa senza capire cosa, un movimento minimo, magari ti fermi giusto un secondo per riprenderti da un crampo o per respirare e ti tocca ricominciare tutto daccapo. È anche incredibile come sia facile perdere l’orientamento in quei pochi centimetri di carne, che a un certo punto ti sembrano immensi.
Tuttavia la mia signora non credo raggiunga mai il culmine del piacere, è troppo vecchia, e in menopausa da un pezzo. Ha fatto anche delle cure ma è troppo secca, e ha un disperato bisogno di fingere. Non finge per me, finge per se stessa, ma per fingere con se stessa deve fingere con me. Io a mia volta devo fingere di credere alla sua finzione. All’inizio, quando ero inesperto, non capivo per quale ragione mi dovesse far faticare così tanto se era tutta una messinscena, poi ho capito che era il tempo necessario a convincere se stessa di essere ancora giovane. Io servo per illuderla. Io credo che in fondo sia così per tutti, che tutti paghino per fare finta di essere ancora vivi.
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).