Tantibambini, 1: Mario Lodi, “Cipì” e “Cominciare dal bambino”.

da | Mar 3, 2014 | Senza categoria

Quando presi in mano per la prima volta Cipì mi chiesi: “e i suoi ragazzi? Che vuol dire e i suoi ragazzi? Non ho mai letto un libro di Jules Verne e i suoi ragazzi. Chi sono i ragazzi di Mario Lodi?”

Questa rubrica parlerà di libri per bambini. O meglio, parlerà di alcuni libri per bambini che rappresentano una svolta, o una ricerca, o una risposta in più o eventualmente anche una domanda in più posta ai bambini e agli adulti (chi sono gli adulti che leggono i libri per bambini? Chi li scrive? I maestri? I genitori? È una domanda che può rimanere anche senza risposta, ma forse vale la pena porsela). L’importante però non sono solo i bei libri per bambini di cui parleremo, ma anche e soprattutto l’atteggiamento con cui sono stati ideati e realizzati: ovvero con la consapevolezza che ogni bambino è diverso, come diceva Munari con la sua bella collana di cui parleremo presto, Tantibambini. Tanti e diversi. Una piccola ma importante verità  si può forse dire sulla buona editoria per ragazzi (sulla buona editoria in generale): i buoni libri per ragazzi sono quelli che puntano a conservare la diversità, la peculiarità, il carattere di ogni bambino; parlare sempre a ogni bambino come a un essere umano. Mario Lodi, scomparso ieri pomeriggio, è stato un maestro rivoluzionario, e autore, insieme ai suoi ragazzi (ai suoi tanti e diversi ragazzi) di un libro complesso, felice e doloroso come Cipì: la storia di un uccellino che i bambini osservavano nel giardino della loro scuola. I bambini si sono messi nei panni dell’uccellino, e hanno dato nomi nuovi alle cose cercando di guardare con i suoi occhi: il sole diventa la palla di fuoco, il fiume è il nastro d’argento, il camino è il buco nero, eccetera. Cipì nasce, incontra gli esseri umani cattivi, vede le nuvole farsi la guerra, ha degli amici, diventa grande e lascia il nido, si innamora, ha dei figli e incontra sul suo percorso anche la morte di Margherì, il fiorellino che era divenuto suo amico. Questa scena in particolare aveva molto colpito me e tutti i bambini o ex bambini che conosco, perché a scuola nessuno ci parlava di morte e spesso neanche i nostri genitori, anche se la morte era qualcosa che poteva capitarci di incontrare (un nonno che muore, ad esempio). Con chi può parlare di morte un bambino? Forse questo argomento si vede come intimo, e lo si delega quindi alla famiglia. Ma se i genitori non vogliono parlarne?
Che domanda bizzarra, vero? A scuola si insegnano le materie, no? È importante che un bambino di sette anni sappia fare le addizioni, non che sappia chiedere e confrontarsi con gli altri bambini su dove è andato il nonno. Su dove è andato il nonno non si può dare un voto al bambino, sulle addizioni sì.

Vale la pena, ora che siamo grandi, chiederci quante e quali cose abbiamo lasciato fuori dalla scuola e perché lo abbiamo fatto. La vita di Mario Lodi è stata tesa a dimostrare che “la vita del bambino non deve essere buttata a mare”: in questo prezioso video ci sono le addizioni e le sottrazioni fatte sulla contabilità della classe ma anche i bambini che parlano della morte del padre di uno di loro, e disegnano un funerale che doveva essere tetro, ma poi si riempie di gemme primaverili e vestiti colorati.

(Citazioni dai sussidiari. “La famiglia ha il suo capo: è il padre. Il maestro rappresenta l’autorità.”)

Vale anche la pena chiedersi quali siano i libri che i bambini leggono, soprattutto quelli che sono obbligati a leggere: ricordare la critica che Lodi fece all’utilizzo dei libri di testo è ancora necessario e attuale, non solo per analizzare lucidamente il sistema educativo ma anche per porsi i quesiti necessari sull’offerta dell’editoria per ragazzi, su quanto riesca davvero ad avvicinare i bambini alla vita, mettendosi alla loro altezza senza moralismi o atteggiamenti cattedratici. “L’alternativa culturale e pedagogica a questi testi scolastici reazionari e stupidi non è un libro di testo migliore, con contenuti oggettivi, ma una scuola diversa dove non si studi per il voto e dove l’apprendimento non sia fondato sulla memoria in funzione dell’interrogazione e dell’esame, ma sul ragionamento critico. Tale atteggiamento sarà strettamente legato con l’esperienza del giovane e prenderà in esame i problemi del ragazzo e del suo ambiente sociale. Così si abituerà a leggere le pagine del libro vivo e vero degli uomini e della natura, a mettere in relazione fra loro gli eventi e a scoprirne cause ed effetti, a rendersi conto del suo ruolo di protagonista del mondo in cui vive.” (Da Perché no ai libri di testo, in Cominciare dal bambino, Einaudi 1977).

Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).