Per dodici anni, a partire dal 1956, Jorge Luis Borges tenne un corso di Letteratura inglese all’Università di Buenos Aires. La sua Inghilterra è quella del vanesio Wordsworth, del visionario, spiacevole Blake, dell’abbagliante Carlyle e pochi altri: Dickens, Browning, Stevenson, Morris e Wilde. In aula, Borges passa dal 1066 al diciottesimo secolo, salta Chaucer, Shakespeare e Milton, dice cose come “per la poesia, le sconfitte sono meglio delle vittorie” e “sospetto che in Don Chisciotte non piova una sola volta”. Alcune lezioni, quelle del 1966, sono state registrate dagli studenti, trascritte e poi raccolte e tradotte in lingua inglese nel volume Professor Borges: A Course on English Literature, a cura di Martín Arias and Martín Hadis.
Qui leggiamo che il suo genere prediletto è il Romanticismo, definito come forse il più importante movimento nella storia della letteratura, perché non era solo uno stile letterario, ma anche uno stile di vita: “un sottile e patetico senso del tempo, qualche ora di delizia amorosa, l’idea che tutto finisce; un sentimento più profondo per l’autunno, per il crepuscolo, per la natura effimera delle nostre vite.” Disse lo scrittore argentino in un’intervista: “Se un libro ti annoia, abbandonalo. Non leggerlo perché è famoso o moderno o vecchio… continua a cercare la tua felicità, il tuo godimento.” Quando potremo essere felici di trovarne una copia in italiano?
(Natalia La Terza)
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).