Vsevolod Nekrasov nasce a Mosca nel 1934. Alla fine degli anni Cinquanta entra a far parte del gruppo “Lianozovo”, dal nome del villaggio di baracche allora poco fuori Mosca, dove si riunisce una compagnia di poeti e artisti che in quegli anni avrebbero dato impulso all’arte concreta e concettuale. In epoca sovietica pubblica in Occidente in alcune riviste d’emigrazione, tra le quali “Grani”, “Apollon-77”, “Kovčeg”, “A-Ja”. Dalla caduta dell’URSS pubblica in Russia raccolte poetiche, articoli, lettere e testi critici scritti assieme alla moglie, Anna Žuravleva. Nel 2007 riceve il premio “Andrej Belyj” per “meriti particolari verso la letteratura russa.” Muore nel 2009. Il suo lascito poetico è tra i più significativi per le generazioni successive. In anni recenti escono due importanti raccolte antologiche Avtorskij samizdat (Samizdat dell’autore, Moskva, 2013) e Stichi. 1956-1983 (Poesie, Vologda, 2012). In italiano si può leggere il volume Vs. Nekrasov, Vivo vedo, (trad. di E. Baglioni, Transeuropa, Massa, 2014), che contiene le poesie qui presentate.
La poetica di Vsevolod Nekrasov si pone al crocevia delle molteplici sperimentazioni che nel corso del Novecento hanno ricondotto il discorso poetico alla sua materia prima, la parola, e all’esplorazione delle sue unità minime. Per questa ragione alcuni esperimenti possono essere associati al concettualismo, altri al concretismo − quando Nekrasov confida nelle proprietà grafiche e sonore dei versi. Talvolta, nell’assottigliamento verso il vuoto, affiorano tecniche minimaliste. È anche un periodo in cui gli artisti collaborano e frequentano i poeti, e la parola presenta se stessa al di fuori dei confini della carta, si fa voce e entra nell’immagine, come nei quadri creati dal sodalizio tra il pittore Erik Bulatov e Nekrasov. In più di un’occasione il pittore moscovita utilizzerà i versi di Nekrasov per inserirli nelle sue tele, come nel caso del famoso Vivo vedo, dove, sullo sfondo della scritta “vivo e vedo”, si apre il panorama che Bulatov osserva ogni giorno dalla finestra del suo studio.
La riduzione della componente verbale interviene su molteplici livelli. Nekrasov opera una scomposizione fonica. Il verso poggia su unità sillabiche, fonetiche o intonative che riecheggiano e diventano la base del principio compositivo. Per questo aspetto egli rivela l’influenza del futurismo, di Chlebnikov e di quel linguaggio trasmentale che aveva liberato la parola dalle catene dell’automatismo.
Sul piano lessicale, la poesia è composta da un alfabeto primario e semplice, che allontana l’ambiguità polisemica e l’estrema letterarietà nel tentativo di appropriarsi degli stati vitali della lingua quotidiana. La riduzione riguarda infine la posizione del poeta stesso, l’autore può essere solo un osservatore, può vivere e vedere, come recita l’anagramma nekrasoviano živu i vižu (‘vivo e vedo’).
Dal rombo dei cannoni e degli aeroplani futuristi si passa al volo nel cosmo, dove l’aspirazione è poco meno di un’esile voce: il silenzio.
A cura di Elisa Baglioni
C’è che vorrei così tanto
Un biglietto per Leningrado
Così tanto lo vorrei per Leningrado
Solo lo vorrei così
Per Leningrado
e ritorno
Что-то я так хочу
В Ленинград
Так хочу в Ленинград
Только я так хочу
В Ленинград
И обратно
*
Certo che Lei è un professorone
con un cervello tale
che quando è in funzione
emette
un inutile rumore
Mi chiedo se
lo fa tutto da solo
o se lo fate insieme
Конечно Вы у нас умный
такой уж у Вас ум
просто
что при работе
он издает лишний шум
Сам ли он его
издает уж
или Вы с ним его там
издаете
*
vivere come causa del vivere
come causa
legittima
non legittima
depennare/sottolineare
il necessario/il non necessario
жить как причина жить
как причина
уважительная
неуважительная
/нужное/ненужное/
зачеркнуть/подчеркнуть
*
Il potere
compie un atto vile
la viltà
dà potere
Il potere di nuovo
compie un atto vile
la viltà ancora
dà potere
e di nuovo
il potere
compie un atto vile
e da questo
ecco per forza
che la viltà cresce
con il potere del potere
le cose stanno così
il potere
che sia dei contadini
degli operai
di chi ci pare
власть
делает подлость
подлость
дает власть
власть опять
делает подлость
подлость опять
дает власть
опять
власть
делает подлость
вот от этого-то вот
и расти
этой вот подлости
под властью власти
дело обстоит так
власти хоть крестьян
хоть рабочих
хоть
каких хочешь
*
Vedere
la Volga
e non venire a capo
di nulla
beh
capita
a volte
o la Volga
non è più…caspita!
ma
di acqua ce n’è molta
Увидеть
Волгу
и ничему не придти
в голову
ну
можно
такому быть
или Волга не огого
стала
но
воды много
*
A Erik Bulatov
nuvoloni
all’orizzonte
io volente
o nolente
tuttavia
vivo e vedo
Эрику Булатову
я уж чувствую
тучищу
я хотя
не хочу
и не ищу
живу и вижу
1969