Alcune poesie da Yves Bonnefoy, “L’opera poetica”, a cura e con un saggio introduttivo di Fabio Scotto, traduzioni poetiche di Diana Grange Fiori e Fabio Scotto, “I Meridiani”, Mondadori, 2010.
VERO NOME
Nominerò deserto il castello che fosti,
Notte questa tua voce, assenza il viso,
E quando tu cadrai nella sterile terra
Il lampo che t’ha recato nominerò nulla.
Morire è un paese che amavi. Io vengo
Ma eternamente pei sentieri tuoi cupi.
Distruggo il tuo desiderio, la forma, la memoria,
Sono il tuo nemico che non sarà pietoso.
Ti nominerò guerra e prenderò
Su te le libertà della guerra ed avrò
Nelle mani il tuo viso oscuro e trapassato,
Nel cuore questa terra che l’uragano schiara.
(Trad. di Diana Grange Fiori)
IL PONTE DI FERRO
Esiste forse ancora in fondo a una lunga strada
Che percorrevo bambino una gora oleosa,
Rettangolo di greve morte a cielo nero.
Poi la poesia
Separò le sue acque dalle altre,
Nessuna bellezza l’attrae, nessun colore,
S’angoscia per il ferro e per la notte.
Nutre una lenta
Ambascia di proda morta; un ponte
Di ferro, gettato su l’altra sponda ancora più notturna
È sua sola memoria, solo suo vero amore.
(Trad. di Diana Grange Fiori)
IL LUOGO DEI MORTI
Qual è il luogo dei morti,
Hanno diritto come noi ai sentieri,
Parlano, essendo le loro parole più reali,
Sono lo spirito delle fronde, o più alte fronde?
Fenice costruì loro un castello,
Offrì loro una mensa?
Il grido d’un uccello nel fuoco di un albero
È lo spazio in cui tutti si premono?
Forse si adagiano nella foglia dell’edera,
La loro sfatta parola essendo porto
Allo squarcio delle foglie, ove scende la notte.
(Trad. di Diana Grange Fiori)
IL POZZO
Ascolti la catena urtare la parete
Quando il secchio scende nel pozzo che è l’altra stella,
Talvolta la stella della sera, quella che giunge sola,
Talvolta il fuoco senza raggi che attende all’alba
Che il pastore e le bestie escano.
Ma sempre l’acqua è rinchiusa, in fondo al pozzo,
Sempre la stella vi rimane sigillata.
Vi si avvertono ombre, sotto rami,
Sono viaggiatori che passano di notte
Curvi, la schiena carica d’una massa nera,
Esitando, si direbbe, a un incrocio.
Certi sembrano attendere, altri scompaiono
Nello scintillio che va senza luce.
Il viaggio dell’uomo, della donna è lungo, più lungo della vita,
È una stella in fondo al sentiero, un cielo
Che avevamo creduto di veder brillare tra due alberi.
Quando il secchio tocca l’acqua, che lo solleva,
È una gioia poi la catena l’affonda.
(Trad. di Fabio Scotto)
IL POCO D’ACQUA
A questo fiocco
Che sulla mia mano si posa, desidero
Assicurare l’eterno
Facendo della mia vita, del mio calore,
Del mio passato, di questi giorni attuali,
Semplicemente un istante: questo, senza limiti.
Ma già non è altro
Che un poco d’acqua, che si perde
Nella bruma dei corpi che vanno nella neve.
(Trad. di Fabio Scotto)
UNA PIETRA
Ci eravamo fatti dono dell’innocenza,
Che ha bruciato a lungo soltanto i nostri corpi,
E i nostri passi andavano nudi nell’erba immemore,
Eravamo l’illusione che chiamano ricordo.
Il fuoco nascendo da sé, perché volere
Raccoglierne le ceneri sparse.
Il giorno fissato abbiamo reso quello che fummo
Alla fiamma più vasta del cielo della sera.
(Trad. di Fabio Scotto)
LA CASA NATALE
VII
Mi ricordo, era un mattino, d’estate
La finestra era socchiusa, mi avvicinavo,
Vedevo mio padre in fondo al giardino.
Era immobile, guardava
Dove, cosa, non sapevo, fuori da tutto,
Curvo come già era ma rialzando
Lo sguardo verso l’incompiuto o l’impossibile.
Aveva deposto la zappa, la vanga,
L’aria era fresca in quel mattino del mondo,
Ma impenetrabile è la freschezza stessa, e crudele
Il ricordo dei mattini dell’infanzia.
Chi era, chi era stato nella luce,
Non lo sapevo, non so ancora.
Ma lo vedo anche, sul viale,
Che avanza lentamente, tanta fatica
Che appesantisce i suoi gesti d’una volta,
Ripartiva per andare al lavoro, quanto a me
Erravo con alcuni della mia classe
All’inizio del pomeriggio ancora senza durata.
A quel passaggio, visto da lontano,
Siano dedicate le parole che non sanno dire.
(Nella sala da pranzo
Del pomeriggio d’una domenica, è in estate,
Le persiane sono chiuse per ripararsi dal caldo,
La tavola sparecchiata, ha proposto
Le carte poiché non esistono altre immagini
Nella casa natale per ricevere
La domanda del sogno, ma poi esce
E subito il bambino maldestro prende le carte,
Sostituisce a quelle dell’altra mano
Tutte le carte vincenti, poi attende
Febbrilmente, che la partita riprenda, e che quello
Che perdeva vinca, e così gloriosamente
Che vi veda come un segno, e di che nutrire
Non sa, lui bambino, quale speranza.
Dopodiché due strade si separano, e una di esse
Si perde, e quasi subito, e sarà
Comunque l’oblio, l’avido oblio.
Avrò cancellato
Cento volte queste parole ovunque, in versi, in prosa,
Ma non posso
Far sì che non ritornino nella mia parola.)
(Trad. di Fabio Scotto)
LA TOMBA DI GIACOMO LEOPARDI
Nel nido di Fenice quanti si sono
Bruciati le dita smuovendo ceneri!
Lui, è all’aver acconsentito a tanta notte
Che dovette l’aver raccolto tanta luce.
E hanno innalzato, le sue parole fiduciose,
Non il qualsiasi onice verso un cielo nero
Ma la coppa formata dai loro palmi
Per un po’ d’acqua terrestre e il tuo riflesso.
O luna, sua amica. Ti offre quest’acqua,
E tu china su di essa, vuoi volentieri
Bere del suo desiderio, della sua speranza.
Io ti vedo andargli accanto su queste colline
Deserte, il suo paese. Talora davanti
A lui, e volgerti, ridente; talora la sua ombra.
(Trad. di Fabio Scotto)
Yves Bonnefoy (1923-2016) è stato professore emerito al Collège de France di Parigi, poeta, prosatore e saggista. Ha tradotto Shakespeare, Donne, Keats, Yeats, Petrarca, Leopardi, Pascoli ed è autore di studi fondamentali sulla poetica e sull'arte. Ritenuto oggi il massimo poeta francese vivente, più volte candidato al Nobel per la letteratura, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. In Italia ha pubblicato diverse raccolte: Movimento e immobilità di Douve (1969), Ieri deserto regnante (1978), Pietra scritta (1985), Nell'insidia della soglia (1990), Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve (2001), Le assi curve (2007), L'ora presente (2013). Il volume L'opera poetica, a cura di Fabio Scotto, è apparso nei Meridiani Mondadori nel 2010.