Venti del cielo, che il cielo separate,
del cielo che stanotte sarà strappato
non a causa d’un essere umano
vuoto ancora di passato.
Si sono smarrite per sempre
quelle vite vicinissime all’arte?
vicinissime come il fiume al pescatore,
la foresta al suo guardiano…
Lo spazio del Qui e dell’Ora è senza
gratitudine, senza considerazione alcuna.
Dalle origini la terra porta il suo dolore,
lo porta? Lo deve.
*
Venti del sogno, un sogno
che vita non può diventare,
e il suo ululato trafigge
questa notte e il mare insensibile.
La pioggia. Piove come avesse
da sempre atteso proprio questo.
Come se uno avesse sempre atteso
l’altro, la Sarta del Cielo
e il Pastore del Bufalo indiano,
guardandosi sopra il ponte di pietra.
Pietra su pietra costruito
da innumerevoli gru,
cuore a cuore per non scordarsi
l’uno dell’altro.
*
Venti dei seguaci, che ci guidate
e accompagnate nella ricerca senza stelle.
Non sappiamo dove, non conosciamo nulla,
ipotizziamo solo probabili
spazi di solitudine
il cui regno nelle buche di terra
si spande come ciottoli.
Del vuoto. Infinita quantità di cose.
Incommensurabili. L’anima non dovrebbe
scomparire?
*
Venti oltre il corpo vacillante
passando accanto alle immobili colonne blu
degli occhi, con l’ombra fissa
d’un ricordo senza fine. Quando.
Quando sapremo di questo Quando.
Oh memoria, come raffiche di venti
vaghi oltre vicinanze e lontananze
e lasci la tragedia indietro.
Solitamente qui nella parola.
*
Venti che l’amore
fate scomparire, che come
ogni accadimento umano
in una vita
si basa sul fraintendimento.
Non mi hai più nel cuore
che ora è divenuto blu, e
ho ancora qui la tua immagine,
rimasta dalle notti consumate,
stretta sul petto aperto
come finestra aperta sull’oceano,
in mezzo all’argine della vita,
dove qualcosa di recente s’è inciso.
*
Venti che trapassate gli spazi del vuoto,
che è dovunque dall’inizio della vita,
un tempo in villaggi anonimi,
protetti da foreste senza fine,
in città stracolme ora di sfortuna,
rinchiusi nella pancia del maiale.
Il cuore è una pietra umana
logorata. E questo dire
è da un’ulteriore pietra dorata
che è indistruttibile come la parola.
Immagine: Man with Stone © nguyenchitrung 1979
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).