Cinque poesie in anteprima da “Un giorno di guerra” di Sonia Gentili, uscito nella collana ‘licenze poetiche’ di Aragno (2024).
UN GIORNO DI GUERRA
Sei il morto nell’acquitrino, sei la strada
su cui si bucano le ruote, nella sera
sei il corpo che fa un rumore
di preghiera, sei nessuno
per nessuno e senti il mondo diventare
nero. Dentro
c’è l’alba, un cane che ha perso
sangue e si gonfia dentro al fango e ancora
non si vede e anche lei
è nessuno. Il tronco
ficcato dentro l’acqua era ferito
da nomi incisi che nessuno
legge e un tronco basta
per un quartiere intero. L’uomo
che fumava vendendo sigarette e la finestra
che aveva gli occhi della vecchia cieca e la ragazza
ferma ad aspettare e il figlio
che era già nato prima di saperlo
e l’uccello che volava
sottoterra e la fine incisa
nella storia come una ferita
del suo inizio. Il giorno è un cane
che non vuole
svegliarsi
NASCE
Nasce. È un pesce
interrato dentro l’acqua
che ascolta da lontano
il tuo richiamo
fiore sottoterra. Bulbo. Pesce nato
morto: contorto nel suo buio. Acqua
tra le radici. Pesce che nasce ingoia il buio
che nasconde l’amo. Nuotare
tra le radici e sentir crescere
piante in superficie come cresce
il morto insepolto: disperse le ossa
senza fossa
se tra le radici nasce il pesce
nel pantano cade un sasso
di morte
caverna
dell’aurora. Si espande
il minuscolo calore di qualcosa
che acceca ed è di nuovo
giorno: ritorno
del pesce che galleggia
sul buio vivo
o morto
GUERRA
Ciò che accadrà
è accaduto: il sole
che sorgerà è caduto
odore di carri armati
nella neve. Qualcuno
ha ucciso qualcun altro
prega
SOGNO INTERROTTO
Navi lunate alla deriva
per una intera notte
zattera. I porti sono molti
e sono ignoti
lama nascosta sotto questa
zattera
lama che il re nascose
nel libro sotto al suo cuscino
storie interrotte dal nero
della notte: vite iniziate senza mai
finire
amori letti per metà dal re
che ha combattuto e ucciso un giorno
intero fin dall’alba solo per tornare
la sera a leggere ed amare
piangendo sul cuscino
PREGHIERA
Che i nostri corpi passino
col sole, vòlti gli uni verso
gli altri per vita, per calore,
per desiderio d’ombra a sera
assorti nel dondolio del sé ormeggiato
in porto e poi di notte soli, più
lontano, alla fine
degli alberi davanti
alle forme anteriori