Ultimo istante. Poeti colombiani contemporanei /1

da | Ago 29, 2013

Questo trittico poetico è stato assemblato da Piedad Bonnett per «Nuovi Argomenti». “Las cicatrices” è tratta da “Explicaciones no pedidas” (Visor, 2011), “Oración” da “Tretas del débil” (Alfaguara, Punto de lectura, 2004) e “Último instante” è un inedito. Sobria e dura, la scrittura della poetessa colombiana assurge al lavoro scultorio, nella pelle e nell’anima. Traduzione di Lucia Cupertino.

LAS CICATRICES

No hay cicatriz, por brutal que parezca,
que no encierre belleza.
Una historia puntual se cuenta en ella,
algún dolor. Pero también su fin.
Las cicatrices, pues, son las costuras
de la memoria,
un remate imperfecto que nos sana
dañándonos. La forma
que el tiempo encuentra
de que nunca olvidemos las heridas.

*

LE CICATRICI

Non c’è cicatrice, per quanto brutale paia,
che non racchiuda bellezza.
Una precisa storia si narra in essa,
un qualche dolore. Ma anche la sua fine.
Le cicatrici, allora, sono le cuciture
della memoria,
una finitura imperfetta che sana
danneggiandoci. La forma
che il tempo trova
di non dimenticare mai le ferite.

***

ORACIÓN

Para mis días pido,
Señor de los naufragios,
no agua para la sed, sino la sed,
no sueños
sino ganas de soñar.
Para las noches,
toda la oscuridad que sea necesaria
para ahogar mi propia oscuridad.

*

PREGHIERA

Per i miei giorni chiedo,
Signore dei naufragi,
non acqua per la sete, bensì sete,
non sogni
bensì voglia di sognare.
Per le notti,
tutta l’oscurità che è necessaria
per affogare la mia stessa oscurità.

***

ÚLTIMO ISTANTE
(A Daniel, mi hijo)

¿En qué pupila
quedaste tú grabado para siempre
en el último instante, el cielo a tus espaldas?

¿Quién te lleva dentro de sí

– aún vivo
pero volando triste hacia la muerte –

como una pesadilla hacia la noche,
o una anécdota, un puro escalofrío
que aspira a remansarse en la palabra?

Quien vio lo que no vi,
lo que tan sólo
a mí me pertenece:

tú como un ave inversa que se entrega,
oscura y sin plumaje,
derrotada?

*

ULTIMO ISTANTE
(A Daniel, mio figlio)

In quale pupilla
sei rimasto tu inciso per sempre
nell’ultimo istante, il cielo alle tue spalle?

Chi ti porta dentro di sé

– ancora vivo
però volando triste verso la morte –

come un incubo verso la notte,
o un aneddoto, un puro brivido
che aspira a ristagnarsi nella parola?

Chi vide ciò che non vidi,
ciò che soltanto
a me appartiene:

tu come inverso uccello che si consegna,
oscuro e senza piumaggio,
sconfitto?

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).