The Glass House – Poeti inglesi contemporanei /5

da | Ott 17, 2014

Traduzioni inedite di Francesca Magnabosco.

Da The Thing in the Gap-Stone Stile (Oxford University Press 1996; Faber and Faber 2007)

La serra di vetro

La serra di vetro è un foro nella pioggia,
la cappella del sole,
campana per il vento.

I cetrioli, pieni di sé,
lunghi polmoni verdi di quell’aria stagna,

s’immaginano frutto della compostezza
come scarabei d’acqua in pozze boschive
e tracce di zoccoli.

E io
sono un foro nella serra di vetro,
prendo tempo tra le file.

Le foglie, i fiori gialli, i vasi
svaniscono in un circolo di pensieri.

Poi da lontano
giunge il rumore chioccio di questa latta verde
che s’inclina e trabocca…
e s’inclina di nuovo.

*

The Glass House

The glass house is a hole in the rain,
the sun’s chapel,
a bell for the wind.

Cucumbers, full of themselves,
the long green lungs of that still air,

image the fruit of staying put,
like water beetles in woodland puddles
and hoofprints.

And I
am a hole on the glass house,
taking my time between the rows.

The leaves, the yellow blooms, the pots
vanish through a loop of thoughts.

then far off
comes the cluck sound of this green can
dipping and spilling…
and dipping again.

***

Sonetto marino

Verde grigio e giallo, il mare e il tempo
sono immagine uno dell’altro
in cui lo spettro vibra deperendo.
Il mare è antico, il mare blu è un momento.

Il vento lacca nera la cresta. Come un fiore,
ogni contatto si gonfia e svanisce.
Nella pioggia i sensi si ripiegano in quattro.
Non un cielo, non un mare – un solo biancore.

Così incido una mezza luna col dito
e attraverso un filo d’erba vedo
il vento fare della mia anima un mare,
uno spazio inscenante altro spazio;

e nella pioggia, l’intatta forma
dell’acqua si dissolve in acqua.

*

Sea Sonnet

Green, grey and yellow, the sea and the weather
instantiate each other and the spectrum
turns in it like a perishable creature.
The sea is old but the blue sea is sudden.

The wind japans the surface. Like a flower,
each point of contact biggens and is gone.
And when it rains the senses fold in four.
No sky, no sea – the whiteness is all one.

So I have made a little moon-like hole
with a thumbnail and through a blade of grass
I watch the weather make the sea my soul,
which is a space performed on by a space;

and when it rains, the very integer
and shape of water disappears in water.

***

Da Dart (Faber and Faber 2002)

un sognatore

(Il sonno lavorava e dalla mente la nebbia
si apriva alla luna come un tornasole, la pioggia
brillante era sospesa a mezz’aria quando scesi giù
e trovai un piccolo frammento di scisto
sotto la fretta ondulata dell’acqua.
Nel chiarore raccolsi un’ardesia piatta
come una pozza rotonda, e vi
gettai tutto il mio slancio, come a far rimbalzare la mia [anima.
E nulla è più retto del percorso d’una pietra
lungo la luce sfarfallante dell’acqua;
sprofondò come una piuma che cade, senza
pieno possesso del suo peso.

Vidi una distesa di gabbiani all’improvviso
sbattere le ali e sollevarsi in un fragoroso scoppio
su nel dolore del volo, strillare curvi
affollandosi nella luce quasi a gara
per beccare la luna fino all’osso
e poi cadere tutti a braccia aperte
e zampe allungate nuovamente verso terra.
Ristettero come uno stormo di uomini dormienti
con le teste rimboccate, arresi di fronte alla notte.
la cui figura, dalle spalle in giù,
sprofondò come una piuma che cade, senza
pieno possesso del suo peso.

Là qualcuno sognò, solo di ali vestito
un altro dormì galleggiando sul proprio riflesso
sagoma di un punto senza estensione.
Allo stremo cercando il baluginio
dei suoi pochi nomi ossa e altro
qualcuno in piedi gridò descrizioni
inarticolate d’una figura che andava e veniva
tutta la notte sotto il turbinio ostile
della pioggia lieve. e si svegliò due volte in stato
d’estasi per ascoltare il proprio grido
sprofondare come una piuma che cade, senza
pieno possesso del suo peso.

Cassieri, ladri, e casalinghe, tutti nello scrigno
del sonno incapaci di guardarsi intorno; vagabondi [notturni,
prigionieri su cauzione di sogni, bambini senza genitori,
promiscui, mutevoli, incorporei, ciechi
sognatori di ogni sorta;
persino cadaveri, che strisciano sconsolati
con piccole bocche, incoscienti, ancora in lacrime,
ancora nelle loro piccole atmosfere separate,
mentre si sfregano via la muffa da mani e piedi,
e amanti in volo
tutti sprofondarono come una piuma che cade, senza
pieno possesso del loro peso.

E poi vidi l’io onirico del fiume camminare
giù fino alla rete ad anelli vicino al ponte
per sentire il margine dei ciottoli il bordo
del sonno e far emergere un mondo a mo’
di tappo dallo scuro liquido del suo corpo.
Come un ramoscello colto da una cascata
aggancia uno stecco, un fuscello, un sacco, una maglia
di foglie, un fragile lavoro in vimini di detriti in piena
vidi ogni cosa impigliarsi nel reticolato
in questo sogno del fiume Dart
che sprofonda come una piuma che cade, senza
pieno possesso del suo peso)

Mi sveglio del tutto in un bagno di
gabbiani, avvoltoi, monomaniaci, folli
raccattatori d’immondizia, che si accoppiano chiassosi, urlando

*

a dreamer

(Sleep was at work and from the mind the mist
spread up like litmus to the moon, the rain
hung glittering in midair when I came down
and found a little patch of broken schist
under the water’s trembling haste.
It was so bright, I picked myself a slate
as flat as a round pool and threw mu whole
thrust into it, as if to skim my soul.
and nothing lies as straight as that stone’s route
over the water’s wobbling light;
it sank like a feather falls, not quite
in full possession of its weight.

I saw a sheet of seagulls suddenly
flap and lift with a loud clap and up
into the pain of flying, cry and croup
and crowd the light as if in rivalry
to peck the moon-bone empty
then fall all anyhow with arms spread out
and feet stretched forward to the earth again.
They stood there like a flock of sleeping men
with heads tucked in, surrendering to the night.
whose forms from shoulder height
sank like a feather falls, not quite
in full possession of their weight.

There one dreamed bare clothed only in his wings
and one slept floating on his own reflection
whose outline was a point without extension.
At his wits’ end to find the flickerings
of his few names and bones and things,
someone stood shouting inarticulate
descriptions of a shape that came and went
all night under the soft malevolent
rotating rain. and woke twice in a state
of ecstasy to hear his shout
sink like a feather falls, not quite
in full possession of its weight.

Tillworkers, thieves, and housewives, all enshrined
in sleep, unable to look round; night vagrants,
prisoners on dream-bail, children without parents,
free-trading, changing, disembodied, blind
dreamers of every kind;
even corpses, creeping disconsolate
with tiny mouths, not knowing, still in tears,
still in their own small separate atmospheres,
rubbing the mold from their wet hands and feet
and lovers in mid-flight
all sank like a feather falls, not quite
in full possession of their weight.

And then I saw the river’s dream-self walk
down to the ringmesh netting by the bridge
to feel the edge of shingle brush the edge
of sleep and float a world up like a cork
out of its body’s liquid dark.
Like in a waterfall one small twig caught
catches a stick, a straw, a sack, a mesh
of leaves, a fragile wickerwork of floodbrash,
I saw all things catch and reticulate
into this dreaming of the Dart
that sinks like a feather falls, not quite
in full possession of its weight)

I wake wide in a swim of
seagulls, scavengers, monomaniac, mad
rubbish pickers, mating blatantly, screaming

***

Da Woods etc. (Faber and Faber 2005)

Benedizione dell’uccello marino

Siamo stormi di uccelli marini,
costruttori di angoli vari,
lavoratori che disfano reti
di fili aerei e di garbugli.

Prega per noi quando il vento
combattiamo faccia a faccia;
non lasciare la sua forza vibrante
frantumare la croce dell’osso alare.

O Dio che dai le piume
sollevaci quando cadiamo;
conserva la smania nelle nostre bocche,
la stella gialla dentro questi occhi.

Cristo, rendi lieve la via
di creature simili a spiriti
sulla scia di un corpo perverso
senza peso né limiti.

Spirito Santo del cielo,
soffiaci al largo di questo mondo,
dona a noi la sommità dell’aere
per poterci librare e sorreggere.

Prega questo strano posto spoglio
per noi – stiamo gridando
O cielo non pensarci alla stregua d’un niente
O mare non pensarci alla stregua d’un niente

*

Seabird’s Blessing

We are crowds of seabirds,
makers of many angles,
workers that unpick a web
of the air’s threads and tangles.

Pray for us when we fight
the wind one to one;
let not that shuddering strength
smash the cross of the wing-bone.

O God the featherer,
lift us if we fall;
preserve the frenzy in our mouths,
the yellow star in the eyeball.

Christ, make smooth the way
of a creature like a spirit
up from its perverse body
without weight or limit.

Holy ghost of heaven,
blow us clear of the world,
give us the utmost of the air
to heave on and to hold.

Pray for us this weird
bare place – we are screaming
O sky count us not as nothing
O sea count us not as nothing

***

Gufo

ieri notte al giungere dell’alba
il richiamo di un gufo spalancò il buio

per miglia e miglia, più di un mondo oltre questa stanza

immediatamente fui di nuovo nel bosco,
composta, vidi i miei occhi esser visti
sentii sentire il mio ascoltare

sotto un albero enorme improvvisato dalla paura

caddero rami secchi poi una stella
diretta verso Dio
fondò e aggiustò il bosco

poi via a toccare le luci della città,
altrove il richiamo di un gufo si gonfiò domandando

due volte, come tu inclinando sfregheresti
due fiammiferi nel vento

*

Owl

last night at the joint of dawn,
an owl’s call opened the darkness

miles away, more than a world beyond this room

and immediately, I was in the woods again,
poised, seeing my eyes seen,
hearing my listening heard

under a huge tree improvised by fear

dead brush falling then a star
straight through to God
founded and fixed the wood

then out, until it touched the town’s lights,
an owl’s elsewhere swelled and questioned

twice, like you might lean and strike
two matches in the wind

***

Bosco etc.

passi, che sono un mezzo così sicuro
a piccoli tratti vagano per la mente
inosservati, perché battono di continuo,
radunando tocchi sciolti di suono

Ricordo che una volta camminai verso il bosco
sempre più fitto, il mio udito una ferita in espansione.
prima la tua voce e poi il fruscio che cessa.
ultimo bagliore di pioggia, morto nel terreno

i miei piedi a ritmo con l’immaginaria
posizione mutevole del sole, sperando si levasse
improvviso da parti sparse del mio corpo
verso le absidi rovesciate dei miei occhi.

nessuna radura in quella quiete, nessun cambiamento.
nella mia gola la piccola linea di mercurio
che regola le parole mi precipitò veloce
lungo l’infinita colonna vertebrale

*

Woods etc.

footfall, which is a means so steady
and in small sections wanders through the mind
unnoticed, because it beats constantly,
sweeping together the loose tacks of sound

I remember walking once into increasing
woods, my hearing like a widening wound.
first your voice and then the rustling ceasing.
the last glow of rain dead in the ground

that my feet kept time with the sun’s imaginary
changing position, hoping it would rise
suddenly from scattered parts of my body
into the upturned apses of my eyes.

no clearing in that quiet, no change at all.
in my throat the little mercury line
that regulates my speech began to fall
rapidly the endless length of my spine

***

Da A Sleepwalk on the Severn (Faber and Faber 2009)

prologo

Pietre piatte a tratti illuminate, una
Tra le molte creature oscillanti d’umore
Sistematesi in questo attraente
Non-paese d’un Estuario

Cigni che issate le ali
Nel lido di giunchi vacante
Dove la casa del mare in un’ora
Viene eretta, veloce, e distrutta

Voi alghe tutte arenate e inondate, al lavoro
Nella sterile fanghiglia, giardino affrettato
Ricco di offerta lacustre e lastre di luce
Che disvuole se stesso, ascoltate

Granchi tutti in interstizi scuri del muro
Sciami di fango vagabondi tutti
Vi osservo allerti e stanchi
Ghermire furtivi ciò che potete

Ascoltate, non è fiume d’ordinario flusso questo
Non è per niente fiume questo è qualcosa
Come un enorme meccanismo a ripetizione
Che batte e ribatte sulla banchina

Duro a definirsi, più simile in natura
Ai maestosi angeli del purgatorio
Che forti di sole scendono al buio
Con nient’altre vele che ali lucenti

Sì questa è la luna questa smania
Muscolare che accelera liquida
Quest’infinito fluttuare nel cui motore
Mi trovo a vivere anch’io

*

prologue

Flat stones sometimes lit sometimes not
One among many moodswung creatures
That have settled in this beautiful
Uncountry of an Estuary

Swans pitching your wings
In the reedy layby of a vacancy
Where the house of the sea
Can be set up quickly and taken down in an hour

All you flooded and stranded weeds whose workplace
Is both a barren mudsite and a speeded up garden
Full of lake offerings and slabs of light
Which then unwills itself listen

All you crabs in the dark alleys of the wall
All you mudswarms ranging up and down
I notice you are very alert and worn out
Skulking about and grabbing what you can

Listen this is not the ordinary surface river
This is not river at all this is something
Like a huge repeating mechanism
Banging and banging the jetty

Very hard to define, most close in kind
To the mighty angels of purgatory
Who come solar-powered into darkness
Using no other sails than their shining wings

Yes this is the moon this hurrying
Muscolar unsolid unstillness
This endless wavering in whose engine
I too am living

***

folla ad ala della riva

È incredibile quando visita i suoi fiumi
Trascinando l’onda come veste di fantasma
Oltre il mare, la terra, attraverso ogni cosa

E ognuno salta in macchina dirigendosi
Con urgenza verso di lei, ipnotizzati dalla luce grigia
E ristanno sulla riva, imbacuccati, a guardare in obiettivo,
O schiacciati alle finestre di un pub, o nella pioggia sotto i [salici,
Corrono nei campi in muta subacquea, gridando eccitati,
Col desiderio di cavalcare l’orlo della ruota del fiume,
Di essere travolti coi loro corpi e rotolare,
È incredibile quando accende la miccia della sua energia

A volte sembra che abbia nuotato qui
Lasciando una melmosa scia di luna
Sul profilo della corrente

Ma è incredibile quando si muove cieca come una talpa
Brancolando in avanti
E il bagliore fumoso dell’acqua nelle sue scarpe lise
Adagio rallenta lento lento finché l’intera valle
Riluce e luccica come l’Estate degli Inferi

E a volte nell’attimo stesso del suo passaggio,
Come un fremito del fiume, come il peso del mare,
Come il freddo interstellare caduto all’improvviso nel [mondo,
Un uomo scappa in bagno perdendosi ogni cosa,
E quando ritorna, tutti ad applaudire e ridere forte
E il fiume si ritira di fretta tentando di ritrovarsi,
È come se uno avesse aspettato per duemila anni una [cometa
Apparsa mentre lui era di schiena, è incredibile

È incredibile quando sceglie di spingere
Il fiume in là senza curarsene
E c’è la terra che dondola nel vuoto,
Coi piedi scalcianti per aria, è incredibile
Quando fluttua nel suo caos, per nulla senza respiro

*

crowd lining the banks

It’s incredible when she visits her rivers,
Dragging her wave like a ghost-robe
Right across the sea and earth and through everything

And everyone jumps into cars and starts driving
Urgently towards her, hypnotised together by the greylight
And they stand on the bank, zipped up, staring through [cameras,
Or pressed into pub windows, or under the willows in the [rain,
Running through fields in wetsuits, whooping,
Wanting to ride the very rim of the river-wheel
To be rolled bodily along in its drowning,
It’s incredible when she lights the touch-paper of her [power

Sometimes she seems to have swum here
Leaving a trail of moon-slime on the line of the current

But it’s incredible when she moves blind as a mole, [groping her way forwards
And the smoky shine of water in its worn-out shoes
Goes slower and slower and slower till the whole valley
Glimmers and glimmers like the Summer of the [Underworld

And sometimes at the very moment of her passing,
Which is like a riverquake, like the weight of the sea,
Like the interstellar cold coming suddenly into the world,
A man nips into the loo and misses the whole thing,
And when he comes out, there’s everyone clapping and [hooting
And the river rushing backwards trying to retrieve itself,
It’s as if he’d waited two thousand years for a comet
Which came when his back was turned, it’s incredible

It’s incredible when she chooses to push
The river right over without caring,
And there’s the earth dangling in emptiness
With its feet kicking the air, it’s incredible
When she floats along in her havoc not breathless at all

***

Da Weeds and Wild Flowers (Faber and Faber 2009)

Viola

Da poco caduta, ad ali ancora aperte,
pronunciò il suo nome per raccoglierci intorno alla sua [oscurità.

Senza voler esser vista, ma non priva di curiosità,
pronunciò il nome e lasciò che venisse osservata la sua [pupilla tinta di viola.

‘Viola’, disse
e mostrò il suo cuore sotto una foglia.

Poi si chinò in avanti come spaventata
e scelse una mano che la cogliesse.

E la sua faccia da topo atterrito, annusata e sollevata vicino,
lasciò che il buio venisse preso e lo zucchero leccato via [dalla sua stranezza

e noi in piedi a dire ‘Viola! Viola!’
additando la sua pelle livida.

Finalmente suggerì il nome
del suo nome

e fu cosa talmente acuta,
in quell’ultimo respiro di una lingua da tempo ignota

da potersi solo dire come profumo
da potersi solo udire come nostra meraviglia.

*

Violet

Recently fallen, still with wings out,
she spoke her name to summon us to her darkness.

Not wanting to be seen, but not uncurious,
she spoke her name and let her purple deep eye-pupil be [peered into.

‘Violet,’ she said
and showed her heart under its leaf.

Then she leant a little frightened forwards
and picked a hand to pick her.

And her horrified mouseface, sniffed and lifted close,
let its gloom be taken and all the sugar licked off its [strangeness

while we all stood there saying, ‘Violet! Violet!’
fingering her blue bruised skin.

Finally she mentioned
the name of her name

which was something so pin-sharp,
in such a last gasp of a previously unknown language,

it could only be spoken as a scent,
it could only be heard as our amazement.

***

Mughetto [Lilium Convallium, o Giglio delle Convalli]

Una volta, qui abitava una donna
dal viso bianco, testa ciondoloni, piedi per terra.
Sotto i fianchi della collina
nelle braccia della valle.

Giorno dopo notte dopo giorno
rimaneva qui.
Testa ciondoloni, lasciava cadere lo sguardo
sulle increspature del fiume.

Che era giusto l’esatto diametro
della sfera della valle.
Proprio la punta del cono
da cui il cielo gocciolava senza fine.

E alberi foglie stelle tutto
rotolava giù lungo le pietre
verso questo minimo livello
di pace fra le onde terrestri.

E diceva, testa ciondoloni,
Non lascerò questa valle
Seppellirò i miei piedi nella terra
Non mi sposteranno mai.

Ma così non fu.

*

Lily of the Valley

A white-faced hanging-her-head
well-rooted woman used to live here.
Under the hips of the hills
in the arms of the valley.

Day after night after day
she stood here.
Hanging her head and letting fall her glances
on the tilted surface of the river.

Which was in fact the exact diameter
of the sphere of the valley.
The very tip of the cone
down which heaven was endlessly trickling.

And trees leaves stars everything
was always running down through stones
to this lowest level
of the lull between earth waves.

And hanging her head she said
I’m not leaving this valley
I’m going to bury my feet in the earth
they’ll never shift me.

But they did.

***

Primula

Primo aprile – lievemente nata.
Sveglia, oscilla su una culla verde di foglie.
Due aprile – occhi mezzi aperti,
una luce debole si muove sotto le ciglia. Viso nascosto.
Tre aprile – graziosa, sboccia
in un vestito giallo senza chiusura.
Quattro, cinque, sei – si regge a stento
in equilibrio con le due mani.

Sette aprile e appare la stanchezza.
Niente riposo per tre giorni in abiti sozzi.
Chiede (otto aprile) un po’ d’acqua.
Chiede chiede finché le labbra si asciugano. Nessuna [risposta.
Nove aprile. Il capo penzola giù.
Contorta dal mal di testa. Figura seduta.
Dodici aprile – occhi mezzi chiusi.
Nessuna luce sotto le palpebre. Posa tesa.

Tredici aprile. Quasi morta.
Viso di carta bagnata. La testa gialla pende.
Ancora là, morendo ancora. Quattordici aprile.
Viso evanescente. Espressione tremenda.
Quindici, sedici. Un continuo.
L’anima viene aspirata. Colore svanito.
Diciassette aprile. Morta. Probabilmente.
Cranio sull’erba. Molto tenue e friabile.

*

Primrose

First of April – new born gentle.
Fleeting wakeful on a greenleaf cradle.
Second of April – eyes half open,
faint light moving under lids. Face hidden.
Third of April – bonny and blossoming
in a yellow dress that needs no fastening.
Fourth fifth sixth – she somehow stands
clutching for balance with both hands.

Seventh of April and tiredness shows.
No rest for three days in unwashed clothes.
Asks (eight of April) for a little water.
Asks asks until the lips dry out. No answer.
Ninth of April. Head flopped over.
Contorted with headache. Seated figure.
Twelfth of April – eyes half closed.
No light moving under lids. Tense pose.

April the thirteenth. Almost dead.
Face like wet paper. Hanging yellow head.
Still there. Still dying. Fourteenth of April.
Face fading out. Expression dreadful.
Fifteenth sixteenth. So on so on.
Soul being siphoned off. Colour gone.
April the seventeenth. Dead. Probably.
Skull in the grass. Very light and crumbly.

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Immagine: Opera di Bruce Rae, 2013. Bruce Rae ha studiato fotografia al Birmingham college of Art tra il 1963 e il 1964 e successivamente, nei primi anni ’70, ha frequentato il Royal Collage of Art di Londra. Ha iniziato a realizzare opere d’arte fotografiche mentre imparava ad usare l’esposimetro, scegliendo i fiori come soggetto principale. Si è poi occupato per molti anni di immagini in bianco e nero dei fiori. La sua fotografia si basa sull’idea di nascita, vita e morte, che i fiori, con il loro breve corso vitale, incarnano per l’unione di vitalità e decadenza.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).