Tecnica di sopravvivenza per l’Occidente che affonda*

da | Ago 8, 2014

Sestina multipla in sequenza testo-immagine con le fotografie di ORLANDO MYXX dalla serie “Principio Modulare”.

la sostanza è dentro l’occhio
ma l’occhio è di vetro

I.

si sovrappongono, sembrano a tratti coincidere, si [proiettano
a poco a poco, in tutta la perfezione si curvano
mattoni di fumo, o colpe riversate
per non essere proprie, crollate
perché alte, e gonfie. piove nero, ad arco.
ma non è così.

II.

inimmaginabile il pericolo del fango, non se ne parli.
esige, una mappa, il secco materiale, seguire
l’avanzata se è rapida, e più rapida ancora la traccia
se disegna in anticipo la falsa coincidenza, che
conta, si sovrappone, sembra collimare:
non piove, ma non è mai così.

III.

si sovrappongono come separazione naturale e mutabile,
approfittano della scissione scindendo, ma tutto è già [avvenuto:
frattura misura solo frattura, circoscritta all’intero [pavimento
chiamando potere la rovina del tempo. piove.
o non piove, se la pianta della città è la carta
del mondo, se la radice è nemica alla radice, che è.

IV.

perché nemico germogli a nemico, di notte si sostituisce,
si condensa in alto, appare come scuro cavaliere che [cavalca
se stesso: fabbrica bene chi fabbrica per ultimo, [approfittando
del cambio di azione, lo scopo non cambia mai, se piove,
se dio vuole, invece non piove, no, ma la terra
non è salvata, la carta, sfigurata.

V.

la diplopia su carta, sfigurata, non è del tutto assente, o [presente:
ne hanno a metà, una media che mantiene il dire, il fare,
il domandare per scarsità di pioggia: che fece piovere,
alla fine, fu la perfezione del coincidere, cupo vento
diretto a Oriente, ma non è così: molto e giovane
il nuovo orgoglio, abita, qui.

VI.

: che si solleva da sola, per la testa e
che è un arrovellarsi di cerchi, con scarsi
risultati, che è una impotenza tolta
e rimessa per sempre, come un peccato, che è
infinita sete, che è pioggia che non piove
piovuta una volta per tutte
…………………………………in odio

* Pubblicata nell’antologia ‘Epifanie del lavoro’, a cura di Fabio Zinelli, nella rivista di poesia comparata “Semicerchio”, ‘Poesia del lavoro’, XLVIII-XLIX, 2014.

NOTA: Questa sestina multipla, scritta nel 2012, è da considerarsi parte di un nuovo lavoro in fieri, che andrà a comporre un ideale trittico con i libri Sara Laughs e Il noto, il nuovo; il testo è debitore in molte sue parti ad autori a me cari: Emanuele Severino, per le questione del capitalismo e della tecnica; Joachim Du Bellay, per l’aspetto delle rovine monumentali; Jonathan Littell, per l’idea metereologica. In un’epoca dove si affastellano e si frantumano non tanto, e non solo, i linguaggi, ma i sensi e i nessi, sembra proponibile, tra le idee di poesia, una che ritorni ai precetti lucreziani, e insieme faccia apparire i nessi e i sensi frantumati, come illuminati da lampi momentanei di un linguaggio più percepito che pensato, in un apparire di emblemi. Non c’è felicità nella scrittura, ma piuttosto la fatica di scavare un silenzio.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).