Tatuaggio – Poesia araba contemporanea /1

da | Apr 3, 2015

Se la poesia è la principale forma espressiva degli arabi e la perfezione e la complessità formale sono tradizionalmente i principi che la contraddistinguono, cosa si può dire della poesia in prosa in lingua araba? La liberazione dalle restrizioni formali ha rappresentato in diverse fasi e continua a rappresentare un parallelo con le trasformazioni sociali e politiche dei paesi di lingua araba nell’ultimo secolo. E dunque cosa ci dice questa forma della modernità araba?

Le traduzioni che proponiamo qui sono di due testi del siriano Muhammad Al-Maghut (1934-2006). Poeta, giornalista, drammaturgo, estremamente prolifico, che ha scritto molto anche per il cinema e la televisione. Originario della piccola cittadina di Salamiyya sul fiume Oronte, appartenente alla minoranza religiosa ismailita, a lui viene attribuito il primo poema in prosa della letteratura araba. Ancora una volta, come spesso nella storia moderna di questa parte di mondo, è un frutto che nasce in carcere. Nel 1955 Muhammad al-Maghut viene arrestato in seguito a un giro di vite dei servizi segreti contro varie frange politiche per la sua affiliazione al partito nazionalista socialista.

In carcere scriverà quello che è considerato dalla storiografia successiva il primo poema in prosa della letteratura araba: L’uccisione.

Una volta fuori dal carcere, entra in contatto con gli esponenti del gruppo afferente alla rivista Shi’r, che in quegli anni veniva pubblicata a Beirut, e di cui farà stabilmente parte. Fra questi c’è Adonis che sarà il suo primo mentore, il primo a riconoscergli il primato, il primo ad annunciare la nascita della poesia in prosa araba e a tracciarne la teoria in un saggio del 1960.

Da qui in avanti finisce la storia dell’associazione inscindibile tra poesia e verso, che da sempre escludeva dalla scrittura poetica qualunque elemento prosaico collegato alla vita urbana, rendendola così incapace di esprimere la realtà della povertà, la dittatura, il carcere, la lotta di classe e quella anti-imperialista.

Questa forma d’espressione intrinsecamente conflittuale, ben rappresenta dunque la conflittualità culturale, politica, di classe e di genere nel mondo arabo nel passaggio storico degli ultimi decenni. La ribellione contro ogni tipo di tirannia formale è una ribellione ogni contro la tirannia tout-court.

E a quanti hanno continuato ad attaccarlo per il suo disprezzo verso la rima Maghut rispondeva così, liquidandola come orpello non necessario alla vita: “Quanto alla rima, per me non ha mai avuto nessuna importanza, invece di cercare una rima per costruire per i miei versi, mi servivano scarpe da indossare, pane da mangiare, un posto per dormire”.

Fatima Sai

***

 

أيها السائح

طفولتي بعيدة.. وكهولتي بعيده..
وطني بعيد.. ومنفاي بعيد
أيها السائح
أعطني منظارك المقرِّب
علَّني ألمح يداً أو محرمةً في هذا الكون تومئ إليّ
صؤّرني وأنا أبكي
وأنا أقعي بأسمالي أمام عتبة الفندق
وأكتبْ على قفا الصورة
هذا شاعرٌ من الشرق

ضعْ منديلك الأبيض على الرصيف
واجلسْ إلى جانبي تحت هذا المطر الحنون
لأبوح لك بسر خطير
اصرفْ أدلاءك ومرشديك
والقِ إلى الوحل.. إلى النار
بكل ما كتبت من حواشْ وانطباعات
إن أيّ فلاح عجوز
يروي لك.. بيتين من العتابا
كل تاريخ الشرق
وهو يدرج لفافته أمام خيمته

Al turista

 

L’infanzia è lontana, la vecchiaia è lontana
La patria è lontana e lontano è l’esilio
E tu, turista che passi, dammi il tuo binocolo
per vederci magari una mano in questo universo, o un fazzoletto
che sventola per me.
Fotografami mentre piango
accovacciato nei miei stracci
sulla soglia d’un albergo.
E scrivi sul retro della foto:
ecco un poeta d’oriente.

Posa il tuo fazzoletto bianco sul marciapiede
e siedi accanto a me sotto questa pioggia buona:
ti svelo un temibile segreto.
Licenzia le tue guide e i tuoi ciceroni
e getta al fango, nel fuoco
ogni nota o impressione che hai scritto:
qualunque anziano contadino
cantandoti due versi di poesia
ti racconta tutta la storia d’oriente
mentre davanti alla sua tenda, s’arrotola una sigaretta.

*

  الوشم

الآن
في الساعة الثالثة من القرن العشرين
حيث لا شيء
يفصل جثثَ الموتى عن أحذيةِ الماره
سوى الاسفلت
سأتكئ في عرضِ الشارع كشيوخ البدو
ولن أنهض
حتى تجمع كل قضبان السجون وإضبارات المشبوهين
في العالم
وتوضع أمامي
لألوكها كالجمل على قارعة الطريق
حتى تفرَّ كلُّ هراواتِ الشرطة والمتظاهرين
من قبضات أصحابها
وتعود أغصاناً مزهرة مرةً أخرى
في غاباتها
أضحك في الظلام
أبكي في الظلام
أكتبُ في الظلام
حتى لم أعدْ أميّز قلمي من أصابعي
كلما قُرعَ بابٌ أو تحرَّكتْ ستاره
سترتُ أوراقي بيدي
كبغيٍّ ساعةَ المداهمه
من أورثني هذا الهلع
هذا الدم المذعور كالفهد الجبليّ
ما ان أرى ورقةً رسميةً على عتبه
أو قبعةً من فرجة باب
حتى تصطكّ عظامي ودموعي ببعضها
ويفرّ دمي مذعوراً في كل اتجاه
كأن مفرزةً أبديةً من شرطة السلالات
تطارده من شريان إلى شريان
آه يا حبيبتي
عبثاً أستردُّ شجاعتي وبأسي
المأساة ليست هنا
في السوط أو المكتب أو صفارات الإنذار
إنها هناك
في المهد.. في الرَّحم
فأنا قطعاً
ما كنت مربوطاً إلى رحمي بحبل سرّه
بل بحبل مشنقة

 

Tatuaggio

 

Ora
Nella terza ora del ventesimo secolo
Dove niente separa i cadaveri
dalle scarpe dei pedoni
eccetto l’asfalto,
mi siederò in mezzo alla strada come fanno i beduini [anziani
e non mi alzerò
finché tutte le sbarre delle prigioni e i fascicoli dei sospettati
siano impilati davanti a me
e li avrò masticati, come un cammello in mezzo alla [strada,
finché tutti i manganelli della polizia e dei dimostranti
sfuggano alle loro prese
e ritornino ad essere (nuovamente)
rami gemmati, nei loro boschi.
Nel buio io rido
Nel buio piango
Nel buio scrivo
e non distinguo più le mie dita dalla penna.
Ogni volta che bussano a una porta o una tenda si muove
nascondo le mie carte
come una prostituta in una retata della polizia.
Da chi ho ereditato questo terrore
e questo sangue all’erta come leopardo di montagna?
Se scorgo un foglio di notifica lasciato sulla soglia,
o un berretto attraverso la porta
mi tremano le ossa e le lacrime
E il sangue fugge in mille direzioni
Come se un’eterna ronda di una polizia ancestrale
Gli desse la caccia da una vena all’altra.
Invano
amore mio,
provo a richiamare a me le forze e il coraggio.
La tragedia non è qui
nella frusta, l’ufficio o le sirene,
ma lì, nella culla
nell’utero.
Ed io al mio utero certo
non ero legato da un cordone ombelicale,
ma con la corda di una forca.

Immagine: Ziad Antar, Portrait of a Territory.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).