III. Come
Come in quel giorno
d’alta marea primaverile
quando la statua di Byrthnoth
camminò sull’acqua:
stanotte respingiamo
ondate di paure, il tuo braccio
teso come il suo al mio sguardo
impotente — ho due occhi
ma vorrei solo quello di Balor.
Come in quel giorno
di diluvio primordiale
quando trovai le tue ossa
cercando le mie
nella torbiera dei dubbi:
provo io a sollevarti adesso.
Ma non sono Ercole
e tu non sei Anteo. Sono
tuo marito e tu sei mia moglie.
*
V. Circolare
Non il gelo
che arriva fischiando
dal Polo Sud —
dopo tutto
dove siamo noi
è dietro l’angolo —
ma le tue mani
bellissime
perennemente ghiacciate —
chi ti ha passato
questa circolazione
non pensava a noi —
che ogni giorno
in ogni stagione
mi entrano e rimescolano
queste quattro ossa
in una parvenza d’uomo.
*
RAGAZZO SERVO
Dura l’inverno
che chiude un brutto anno,
dondolando una lanterna antivento
mentre attraversa un fienile,
un bracciante tra le ombre.
Vecchia prostituta da lavoro, sangue
di schiavo, che percorrevi le fiere di bestiame
sotto l’occhio di ogni offerente
e restavi paziente
e silenzioso, come
mi attiri sulle
tue tracce. Tracce
discontinue dall’aia alla stalla,
una scia di foraggio
indurito nella neve,
che giungono per prime
alla porta di servizio dei piccoli
baroni: risentito
e impenitente,
con in mano le uova fresche.
Seamus Heaney, ‘Servant Boy’ (Wintering Out, 1972)
*
SCARTO
Sposto secoli di paure: ora si involano come pula
mentre macino nuove direzioni. E scorgo appena
il margine prestabilito dove tuttora sento perdura
una lama salina che più sfregia chi rimane a terra.
(da Tagli)
***
21
Quel primo soccorso
non l’ho più scordato.
Smanio per mostrarti
la puntura d’una zanzara
— a tradimento (è già scuro),
sul gomito; l’ho schiacciata,
ma inutilmente
(aveva già succhiato) —
e su quella piccola stigmata
tu sputi e poi asciughi
sangue e saliva
con una foglia di geranio.
*
37
Stasera chiedo solo d’essere
un’azalea folgorata nel tramonto;
scesa la notte, non resisterò
alla volontà d’un passo sgraziato.
*
40
Da una notte in bianco disinnescando incubi
provo a riformarmi: l’esorcismo dell’eliantemo
a colpi dorati mi restituisce pensiero e passo.
(da Ci vuole un fiore)
Poesie inedite dalle raccolte “Tagli”, in uscita in questi giorni, e “Ci vuole un fiore”, di prossima uscita.
Immagine: Formschneider (1568), incisione su legno dell’illustratore svizzero Jost Amman (1539-1591).
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).