In anteprima da “Staminali eterne” di Pier Luigi Bacchini, appena uscito per ‘Lo Specchio’ Mondadori con introduzione di Alberto Bertoni, pubblichiamo cinque poesie scelte per noi da Camillo Bacchini, curatore del volume.
TUTTA LA VASTA RAMAGLIA
dell’olmo traballò – un grande universo,
a cupola,
che si scuoteva
nel suo ordine scheletrito
secondo l’insistenza elettrica d’una sega
che con quell’ininterrotto urlo, a furia
traeva fuori un turbine di schegge,
impoverendo il legno di scintille;
fuggivano soffiate come polvere,
finché la grossa torre del fusto
non precipitò per la proda. E il corpo
divenne inerme, simile a un corpo umano.
La sua tenerezza.
Quello spiro indefinibile
ormai mancava –
tutto debolezza, mite,
sull’erba.
MALATTIA
Vieni a sopportare ancora questa vita.
È vita, abbiamo da fare, vieni. Fingi,
con una lieve esaltazione. Non senti
come scorre il suo respiro?
C’è ancora tempo, qualche piacere.
E parlare di ciò che vale oltre noi,
questo nostro scoprire, la curiosità.
E non abbandonare questi lineamenti,
il tuo volto, che ancora appartiene a noi,
o pare. Tutto è concreto, e sogno assieme, è
non so, memoria. Abbi forza, ritroviamoci.
SOFFITTA, CANTINA
La tua faccia dietro i vetri smerigliati
poi altri vetri, ma erano specchi
fuori pioveva, mattonelle
le colpe, i corridoi – e le cellule malate
organi d’amore
da gettare nel secchio
del chirurgo. Esiste,
torna, urla nelle cantine;
e a risalire in soffitta
capelli recisi, villeggiature.
Da giovani
stavamo per ore abbracciati,
molti nodi e lacci –
radici articolate e inflessibili
già sussurrano i nostri nomi.
CICALE
Segmenti musicali
vibrazioni del maschio,
memoria di giacigli d’ombra
per un bacchino amoroso.
Luce
e corona agli alberi.
Fusione armonica scheggiata –
Dimostrazione erettile del suono.
Solleone assordante, ma ascoltando ascoltando
pareva più celere il canto, un’ossessione,
la costrizione ad un unico rigo;
non era un canto in gloria,
ma una spasmodica richiesta,
una condanna corale e selettiva
ACERO ROSSO
Appassimenti –
Agoniche in cieli settentrionali.
Cartacea brucia. Nel giallo,
e questa violenza
spruzza coaguli
dall’acero. È più fresco il clima,
con linee fredde.
alianti
mani di platani che hanno tre larghe dita
palmate
con picciòli secchi.
Non immalinconirti, non pensare: è solo
una discesa di pigmenti. Non è la nuda morte,
ma letargo. Schemi attuati.