Sogni e risvegli

da | Apr 21, 2021

Alcune poesie da “Sogni e risvegli” di Fabrizio Bajec, appena uscito per Amos Edizioni.

 

Prima dell’alba

 

cocci di conchiglia sotto il gomito e la mano

che recupero nel letto e proteggo

riponendoli sul bordo del lavabo

come fossero i miei denti

è buio pesto e ora come ora

difficile sapere cosa stringo

tra il pollice e l’indice

una reliquia

occhi di mosca

simulacro di moneta

scambiabile a volontà

o semplici conchiglie rotte

un tempo raccolte

su una spiaggia a Dieppe

umile tesoro promesso a mia figlia

poi perduto fra le lenzuola

il che le fa dire questo è il mare

eravamo così felici

il primo anno

 

 

La montagna delle farfalle

 

1.

 

mi ero allontanato dal Tempio

per un sentiero bianco che risaliva

in mezzo ai rovi e tra i pini

avevo camminato nella macchia

per ascoltare gli insetti ricchi

e la dottrina di invisibili uccelli

inseguivo in linea retta un’ombra

sempre in anticipo sul mio cammino

ora più ripido e scivoloso

che si apriva infine su una pianura

con tre enormi massi da un lato

dove sedermi e cantare alle capre

ma ancora in piedi girai la testa

il cammino era sparito

chi verrà e cercarmi quassù?

 

2.

 

ovunque alberi sdraiati

poi qualcuno arriva e taglia

risale il sentiero effimero

con la motosega si afferma

 

3.

 

al ritorno tre farfalle incollate

al terreno l’una accanto all’altra

sbattendo le ali di concerto

si nutrono dello stesso letame

 

 

*

 

alla figlia spetta in modo

predefinito la prima persona

al padre la seconda

se non la terza

falsamente oggettiva

a lei il privilegio del punto di vista

e lui facile vittima

gelosa per riflesso

dinanzi allo spettacolo della volontà maestra

la freschezza dell’apprendimento

e il ritorno a zero sul contatore

supremo grado della parola

il bambino è poeta a due anni

e il padre trascrive un’opera orale

riscoprendo l’infimo segno di vita

i gesti che occorrono per abitare un luogo

dove la figlia avrà ben altro da gestire

 

 

*

 

quando ho saputo che non ero niente

la poesia mi ha lasciato

in altre parole ha smesso di aggirarsi

da queste parti si è spostata

per non dover più eseguire una funzione

oggi se scrivo dico scrittura

la cui natura è involontariamente poetica

e spero politica se è vero che io

è sempre un altro che non esiste