Quattro poesie in anteprima dalla plaquette “Si lasciano cadere” di Diego Bertelli, illustrazioni di Sara La Spina, Collana Isola. 2021.
Comunque sia, non si riesce mai a finire.
Di provare. C’è stato e c’è troppo da fare,
ancora troppo: dallo specchio nell’angolo
su cui riflettere appena, ai vestiti lasciati
al declino più assorto di una piega.
Di cose fatte non se ne fanno poi tante:
si aspetta sempre che succeda dell’altro
per dare un nome nuovo a un vecchio nome –
per rimettere sull’ultimo momento
le lancette di un orologio che non si muove.
*
Cose che alla luce dei fatti non chiariscono la loro posizione:
1. l’apparenza cui diamo pensiero e intenzione;
2. il corpo lasciato al suo lato esteriore;
3. la soprammobile presenza di materia;
4. la ferma impronta di un ostinato solo posto;
5. lo spazio che resiste all’estensione di se stesso.
*
Ridire ad alta voce
nomi comuni di cose ancora mie
pronunciarli con lentezza
e un’inflessione disattenta
di piacere
dicendo ci sono
coniugare un luogo un tempo due persone.
*
Constatazione di un oggetto
che non sia nuovamente
anomalia della memoria
la sola cosa che resista
al pensiero e non si muova
per finire dubbiosa
in un punto della mente
così interrogativo.
Io mi chiedo cosa resti senza me
di questa cosa, per quanto
debba ancora servire –
se anche una cosa senza vita
possa infine morire.
Immagine: Fred Sandback, Untitled (Cornered Triangle, Fifth of Ten Cornered Constructions), 1980.