Poesie ridicole

da | Feb 11, 2025

Quattordici poesie inedite.

 

SCUCITO

L’orlo dei miei pantaloni ha ceduto
il polsino della mia giacca è tarmato
i pantaloni non si chiudono
(per la sarta giuro non per la pancia!)
il colletto della camicia è consumato
sudato
la calza destra ha le prese d’aria
per fortuna
ma è di spugna
per sfortuna.
La cintura ha perso il coso
ora l’estremità va giù come un cordone
sulla cerniera vandalizzata.
Il maglione poi ha orme e vari buchi di svariate
forme e tarme impercettibili
disfunzionali, tossiche.

Tu lo sai, mi scucirò anche io
sarò sdrucito
tessuto dopo tessuto
la pelle si leverà
con la mia macchina da scucire.
Inizio dalle dita.
Poi Mano, poi le labbra la lingua.
Poi il cranio, l’occhio l’ano.

Cos’altro posso fare qui? Dimmelo tu.
tu che taci.

 

*

(Otranto, 20 luglio 2024)

Oggi avevo un umore cattivo
in macchina, primitivo
mi arriva una tua notifica
e lo spazzola via… e

divento così un pastore sardo
tra Sant’Emiliano e Porto Badisco
mi perdo piano e ti guardo
sei la mia incantevole capra
con i tuoi occhi orizzontali
osservi tutto
il mondo.
Ora ti prego
dimmi che sono caprone
dimmi anche coglione.
Hai il sedere tondo.

 

*

Mio bellissimo duro cazzo
ti guardo forte Achille
ne vorresti trapassare mille ora
di’ la verità.
Possente ti senti dominatore
“sono la forza dell’Androcene” mi dici.
E vendichi ogni volta Farinelli Bobbit
e i maschi ai fornelli.

Ora basta però
non mi fissare più
smetti di scherzare
non muoverti, non puntare e retrocedi
guarda i piedi
abbandonati nel vuoto
ritirati sul più bello

vuoi fare il bolide
ma sei un clitoride
abnormal
non tornare su ti prego non ne posso più
fatti introverso.
“Come fai a comandare senza di me?” mi chiedi.
Io non voglio più dominare
ficcare umiliare sfregiare
ecco guarda non hai più la vena
ti allisci pisci svanisci
Pipino io breve
non mi fai più vergognare, anzi domani ti faccio
a trance, a straccetti.
“Perché?”
Perché tu solo tu non vuoi amare.

 

*

(Milano, aprile 2024)

Quando litighiamo
ti amo
quando mi manchi
mi sfianchi
provo a risolvere
indossando le tue mutande senza pizzo
imito la tua risata
mi siedo al tuo posto
e mi guardo
ti do ragione
sono un pallone
sgonfiato forato
senza la tua aria gaia
senza le tue puzzette
che mi gonfiano
di una gioia che mi rende
Apollo della cucina
della mattina
della salviettina
un dio triste scemo inutile però
se uomo cannone non volerò da te.

 

*

Sì, manipolami
Stritolami
Controllami
Tranciami
Puniscimi trinciami
Liberati di questo giogo
Sbarazzati di me come un corpo
morto nell’orto.
Annienta questa prepotenza
Intubami
ma non lasciare che io diventi
vano, sano, abitante di Oristano
dove tutti amano senza dolore, senza sapore.

Pesta questo ego
spennalo e dallo ai porci.
Poi soffia su di me che diventerò di poco
fuoco.
Come vuoi tu, ma, ti prego,
annientami, prima che lo faccia io.

(Filicudi, 18 agosto 2024; ispirata a “Sbucciami” di Malgioglio nell’interpretazione da Tunonna e Auroro Borealo).

 

*

Per favore non ce la faccio più
ho bisogno di buttarmi giù
di differenziarmi
di riciclarmi
non sotterratemi vi prego in questa discarica
non sarò secco né residuo
né indifferenziato.
Se non sarò organico
scusa Antonio io
sarò alluminio, vetro, bio
tetro pakko triturato.
Anzi, ingombrante rifiutato: fumo
steso gigante sul marciapiede con un foglietto
sul petto scritto “ritira Amsa il 19/07/2025”.

 

*

Non so se sia stata mai scritta una poesia sull’ano
io lo faccio, poverino, piccolino, lui così carino.
«Ne esistono di chiari
di scuri», bianchi o neri?
Sì, a guardarlo bene con il microtelescopio è stratosferico galattico astrofisico.
Io mi avventuro come gli eroi di interstellar interpilis
in un buco radiale vero dove l’orizzonte dilata
il tempo lo deforma, divora materia assottiglia
energia entropia di un desiderio singolare.
Oscuro, dioscuro paura materia oscura.
Rimbalzo quanto tempo bianco.

*

Io disperato ascolto solo i disperati
i perdenti quelli senza denti
senza successo senza potere
senza dentiere senza prodezze
deboli senza meriti
senza talenti portenti.
Solo, solo noi un po’ così, qui su questo bancone
non possiamo saldare, possiamo solo salvare il mondo
perdendo il tempo, ridendo del naufragare,
senza pagare. Senza scappare.

*

(7 gennaio 2025?)

LACCA PER ACCA

“Non sono grigi
sono neri neri”
“Che facciamo li ammazziamo
a testa in giù? Poi li sputiamo”
“No, gli mettiamo un tutù
e li rimpiccioliamo
e ci giochiamo
come i bambini con i soldatini”
“Ma non sanno giocare
sanno profanare, sanno bastonare
ma non sanno giocare.
Guardali, automi rasati col braccio rizzato
sono incazzato
ci vorrebbe una bomba”
“No, ci vuole la Samba
la parrucca la lacca la Zumba
un vibratile rosa e finalmente potranno sculettare
senza pantaloni, senza stivaloni
presenti in ginocchio ai loro padroni.”.

 

*

AD ANNA

Tu sei una foglia verdissima
sorridi brilli rugiada clorofilla
e quando io mi poso goffo coccinello
tu mi accogli.
Ma peso poco e poco posso insegnarti
forse solo a sentire il vento
quando sferza, quando poi diventa
una carezza.

*

Sei apparsa
oro bianca rosso in uno sgabuzzino
ti ho baciata come un cretino
ti ho baciato come un bambino
eravamo fradici
di riccioli di dolore di danze.

“Ho perso la voce, scusami” hai detto
“Ho perso la parola, scusami”
“Eccola, guarda ora brilla” hai detto tu, con la tua voce verde.

 

***

[da PICCOLO RIDICOLO CANZONIERE SALENTINO]

(Otranto, 22 luglio 2023)

 

CANALONE

Ho nuotato come un pazzo
sperando che comparissi di fianco
a me, di sole, e con gli occhi scintillanti.
Il mio stile non è libero, è anfibio
ma tu, misterioso animale marino, puoi nuotare più piano, vicino?

*

(San Gregorio, 9 agosto 2023)

La conformazione dei tuoi piedi
non è umana, ci pensavo oggi mentre andavo
a fondo a San Gregorio.
Sono di essere marino, turchino, ti permettono
di camminare sugli scogli più appuntiti
nuotare per milioni di leghe
salire sulla roccia più alta
per poi planare
sui mari. Ti permettono
quando vuoi di affondare
di apparire qui, improvvisa
ora.

(Mi aggrappo
portami dove io possa respirare)

*

(Patù, 18 agosto 2023)

Ti stringevi
eravamo sulla vespa
io un’ape
tu un calabrone, regina.
Ho detto freno
se no cadiamo.
Sei rimasta in silenzio.