Un cavallo qui sotto si ferma e cerca di imitare, come un [cane
come un gatto, come tutti quelli
che diversi da noi ci stanno accanto,
il destino di essere umani, di sganciarsi
verso altre potenzialità,
di assorbire nutrimenti più sottili
di mondi di soli di galassie
di pensieri e sentimenti non lunari.
Porta nell’occhio la desolazione
di chi sa per contatto e consuetudine
di manierismo umano che per sé non c’è
affrancamento potenziale
ma infinita schiavitù, condanna:
né carne né pesce, né lupo né cinghiale ma sicuro
organigramma animale.
Se soltanto sapesse quanto e cosa
ogni giorno ogni istante qui da noi si butta
per distrazione criminale
e quanto bestiale o vegetale
sia il destino dei cristiani
esiliati dall’anima immortale!
(Il testo è già apparso sul sito formavera)
Immagine: Opera di Susan Leyland.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).