da Andrea Zanzotto, “IX Ecloghe (1957-1960)”, Mondadori, Milano 1962
Brilla la finestra del verde lungamente
lungamente composto, sogno a sogno,
orti o prati non so; ma quanta brina
prima ch’io mi convinca, quanta neve.
Verde del grano che alzi il capo e irridi
tra l’incerto oro e il vuoto:
tu, mia finestra, e tu, cielo, che porti
a me tra placidi astri gli squillanti satelliti
che il gioco umano ha lanciati, con lampi
di fantascienza, a vagheggiare in orbite
leggiere i colli, e li vede a piè fermo
il bue sul campo arato e la vite e la luna.
O mia finestra, purezza inestinguibile.
Per farti spesi tutto ciò che avevo.
Ora, non lieto, in povertà completa,
ancora tutti i tuoi doni non gusto.
Ma tra poco
tutto mi darai quel che anelavo.