I Microliti di Paul Celan sono una raccolta di aforismi, abbozzi narrativi e frammenti di poetica. Il volume, da poco uscito per “Lo Specchio” Mondadori, è a cura di Dario Borso e si basa sull’edizione critica tedesca di Barbara Wiedemann e Bertrand Badiou. Pubblichiamo una selezione di testi scelti per noi da Dario Borso.
1947
Dedica in un volume di poesie:
“Eri la bara da cui sono uscito per barare.”
1949
Duellarono.
E mentre duellavano, la sabbia del deserto dov’erano si accumulava al bordo dei loro piedi, lentamente, granello dopo granello, e si arrampicava su per loro, granello su granello la sabbia si arrampicava su per loro. Duellarono oltre. La sabbia rivestì i loro piedi, i loro stinchi, le loro ginocchia, le loro cosce. Non si fermarono. La sabbia però, la sabbia del deserto proseguiva la sua opera. Già copriva le loro anche, i loro petti, già formava una camicia sulle loro spalle.
E una seconda, terza e millesima camicia……
E iniziò da capo: scarpa di sabbia, calza di sabbia, camicia di sabbia
. .
. .
. .
. .
. .
.
Solo le loro lame rimasero lucide e si facevano così male, che ai padrini si arrestarono i cuori.
1951
L’una porta risponde all’altra, e lui – lo stolto – che sta innanzi alla prima, alt! vuole aver colto un segno a lui diretto e crede – sì, cosa crede allora? Crede di dover bussare ancora.
1953
Il poetare autentico è antibiografico. La patria del poeta è la sua poesia, essa cambia da una poesia all’altra. Le distanze sono quelle antiche, eterne: infinite come il cosmo in cui ogni poesia cerca di affermarsi quale – minuscola – stella. Infinite anche come la distanza tra il suo io e il suo tu: da entrambi i lati, da entrambi i poli viene gettato il ponte: in mezzo, a metà strada, là dove è previsto il pilastro portante, da sopra o da sotto, è il luogo della poesia. Da sopra: invisibile e incerto. Da sotto: dall’abisso della speranza in un lontano, infuturato prossimo.
1954
La parola in una poesia è occupata solo parzialmente dai vissuti dell’autore; un’altra parte viene occupata di vissuti dalla poesia; un’altra ancora rimane libera, ossia occupabile.
1956
Microliti sono, pietruzze appena percepibili, lapilli minuscoli nel tufo denso della tua esistenza – e ora tenti, povero di parole e forse già irrevocabilmente condannato al silenzio, di raccoglierli a cristalli? Rifornimenti sembri attendere – donde dovrebbero venire, di’?
1957
Le poesie sono formazioni porose: la vita scorre e filtra qui dentro e fuori, imprevedibilmente bizzarra, riconoscibile e in incognito.
1959
La poesia è in quanto poesia oscura, è oscura perché è poesia. Con ciò, con questa oscurità congenita mica intendo però quei cozzi lichtenberghiani di libri e teste dei lettori ove non sempre suona vuoto il libro; al contrario, la poesia vuol essere compresa, vuole proprio perché è oscura essere compresa: come poesia, come “buio poetico”. Ogni poesia reclama dunque comprensione, voler comprendere, imparare a comprendere.
1961
Chi dispone di “parole”, la lingua gli si nega. Chi si dispone alla lingua, anche le parole… lo trovano.
1963
Solitarius, solidarius.
1966
Avrei voluto, certo, tradurre questa o quella poesia in rima. Ma da un po’ vo alla derima.
1967
Nessuna poesia dopo Auschwitz (Adorno):
cosa viene posto qui come idea di “poesia”? La spocchia di chi si pone a considerare o rappresentare ipotetico-speculativamente Auschwitz da una prospettiva a volo d’usignolo o di tordo.
1969
Le poesie non cambiano certo il mondo, ma cambiano l’essere-nel-mondo.