Sette poesie in anteprima dalla sezione d’apertura di “Nel dopo”, la nuova raccolta di Marco Corsi, da poco uscita per Guanda.
OGNI COSA È CHIARA
Sono tornato al paese una sera d’estate
una sera come tante tra i declivi e le argille smosse
di questo lago primordiale in cui resistono
borri fitti di acacie e cespi di ortica
odore di neon, di conchiglie fossili, di mammut.
Una sera che rende più chiara la luce
se l’occhio sbatte dappertutto
come un pesce vivo sull’acciaio. La viviseziono.
In quelle sere che salgono verdi dalle prode
ogni cosa accade per sé stessa, primitiva:
la lingua d’asfalto scuro, l’albero rimasto solo
perché la strada ha svoltato poco più avanti
sulla curva che prima non c’era, nella grande pace
universale.
Sì, è vero, in questa notte
mi piace l’amore, anche qui, dove tutte le sere
sono quasi sempre identiche dove tutto è
quasi sempre uguale.
GLI ERBIVORI
Sono tornati in mezzo ai campi anche i grandi erbivori
scivolano sui declivi ondosi, cercano i borri
dove l’acqua si raduna adagio e tutto tace largamente
nel pulviscolo di luce che mette radici
in fondo alla retina dell’occhio.
Qui, in questo tratto di verde dove lo scuro e l’ombra
sono una cosa sola, dove il fuoco brucia
insieme alle cose estinte
e dà vita, e dà tregua, e dà consolazione
i grandi erbivori attendono impassibili la luce nuova
di un’alba atomica. Poi la pioggia improvvisa
la nebbia che sale dal fondovalle,
l’acqua sempre chiara in superficie
dove rifacciamo la vita ai morti
nella vita del mondo che verrà.
STORIA BREVE
La scimmia che batte sull’osso.
La scimmia animale. La scimmia cacciata
dai prati in fiore.
La scimmia che piange rancore.
La scimmia dolorosa nascosta
dentro al calcolatore.
La scimmia senza più occhi
né cuore. L’estinzione.
NELLA GRANDE NOTTE
Dormono il ghiro e la ghiandaia, la vipera
la civetta e tutte le creature coperte
dalla notte. Le bocche socchiuse
pellicce muschio cenere e guerra.
Ascolta. Una fila di occhi ci guarda
dalle prode, una perturbazione di vetro scatta
sul tenero delle foglie
i piccoli rami
il tuo concetto di luce che genera vita.
Somigliano alla civetta, al ghiro, alla ghiandaia, alla volpe
queste parole sempre sulla porta di casa
accompagnate dai fulmini
dentro la caverna scura,
scongiurate dagli dèi. Somigliano
alla tua bocca di carne. E spesso non dormono.
LA SCIMMIA VUOLE
L’uomo è per l’uomo scimmia
fin dai tempi delle bacche e del fuoco.
L’uomo compie di giorno in giorno piccoli riti
abitudinari. È fatto di stile e solitudine:
un guanto di propilene che accarezza
contropelo il mondo. Talvolta, l’uomo
è scimmia divina
che vuole morire. E scomparire.
MANCIURIA
Quelle mani grandi come temporali
mi guardano dai cespugli di erica
insieme alle piante relitte
un tempo piantate dall’uomo
a sostegno della vite. Sulle prode dei borri
il fresco d’acqua sale ai radi lecci
simile alla vipera. Ma entrando nel bosco
stagni laghetti ranuncoli d’acqua canne palustri si spezzano
in un soffio caldo di lana, trema il sambuco
insieme alla vita delle prede. Quelle mani
ci hanno toccato la fronte
come civette colpite di notte
dai fari della macchina. Ed era così la vita:
semplice. Più semplice di quanto si pensasse.
Allora non scrivevo imitando l’audacia del gheppio
o il volo grigio-azzurro della ghiandaia. Scrivevo
per togliere tempo al tempo e per tenere tutto il tempo
fra le mani.
Neanche qui è stato semplice
e spesso i pensieri migrano dall’Asia centrale, dalla Manciuria
con venti che portano tempesta.
Abbiate pietà di me come una piccola pianta scorticata
abbracciatemi come una coperta. Questo solo
chiedo stanotte ai miei versi. E dimenticatemi.
LA SCIMMIA DI DIO
Oggi mi sono fatto a mia immagine e somiglianza
in mezzo alle ortiche
con le ginocchia rosse e le cicale d’agosto
che strillano senza misura.
Ho imparato a togliere peso alle parole mettendo in fila
un piede davanti all’altro
tagliando dalla bocca nostalgia e cuore.
Avremo cura di ciò che siamo stati
e qualcosa di noi sarà finalmente estinto.
NB: Non è stato possibile rispettare sempre le spaziature e la versificazione dell’originale, ci scusiamo per l’inconveniente.