L’indifferenza naturale

da | Mag 28, 2018

Da poco uscita la raccolta L’indifferenza naturale di Italo Testa nella collana “Gli alianti” di Marcos y Marcos (2018). Pubblichiamo una scelta di poesie.

BANCALI

le ruspe tra la ghiaia in controluce
affiorano sul vetro,
………………ma è un lampo
che accende la polvere al piazzale,
se non sale la ferita,
………………se il tempo
cicatrizza sulle foglie aperte

queste pagine venate,
……………..queste trame
che spiano d’ombra le lamiere
……………piegate tra i bancali
come armi dure, opache

domani andremo,
……….domani la fortuna
s’aprirà lenta, su una vetrata
……….brillerà un’efflorescenza

domani qualcosa ci toccherà
…………………….la gola
……….premendo sulla giugulare
nel sangue, domani
………si specchierà il nostro male.

***

aspettiamo l’alba con la falce
nel pugno, quando il buio cova
le stoppie sui campi gelati
e fiutiamo il freddo che infiamma la gola
mentre la luce s’inunghia tra i rami;
dovrà venire su dallo sterrato
come un serpente sgusciare nell’ombra,
dovrà passare prima o poi tra i filari
scivolare sotto i tralci potati;
allora con la falce nel pugno
aspettiamo, sotto il cielo di rame
ascoltiamo il fruscio che risale:
tutto è pronto, il sentiero è spianato,
il cancello divelto tra i pali,
noi aspettiamo, non resta che questo,
con la falce nel pugno in silenzio
aspettiamo che venga il domani.

***

LA CONCIMATRICE

che cosa significa dire questa sono io
qui segno la mia posizione, m’installo
come chi ha venduto per tempo le sue cose
e si prepara, metodica, a soccombere
a porgere agli uccelli la sua gola:

mette a profitto il corpo
con apertura alare si piega
e misura la buca con le braccia.

***

ma sbanda e in ogni dove s’irradia
questa luce che bianca
t’assale e germina a vampe nel verde,
questo volo che per l’acqua del cielo
si spiega e strascina,
sfatto s’intesse a un ordito meccanico

e mai nevi altissime nei sogni
e salici selvaggi sulle sponde
solo questo svegliarsi al cielo muto
tra fronde d’acciaio

poi, profilato nell’azzurro
il mesto chiarore d’un fondale
e maglie di luce che ti stringono
nel miraggio smagliante, fatale
di un’ombra intravista
sulle porte del sogno socchiuse

e mai ferma sul paesaggio
una losanga di luce, una spiga purissima
a giustificare l’amore
per il colore vibrante, l’ondulazione
dei tetti battuti da un sole violento
l’ardore di un varco segreto

solo sul manto colloso delle strade
liquefatte nell’aria di agosto
a volte il riflesso
di ondulazioni sabbiose

un barbaglio fulmineo
di squame d’asfalto
scintillanti, immobili
in uno spacco del tempo.

Immagine: Alex Roman.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).