La terza neve. Per Evgenij Evtušenko

da | Apr 26, 2017

Tre poesie di Evgenij Evtušenko. Scelta a cura di Alessandro Niero.

La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là
…………………dove i tigli
si stagliavano neri
……………nella profondità del cortile
Sospirammo –
………….ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
……………..era tempo…

E la neve venne,
…………..venne verso sera.
Essa
……….giù dall’alto dei cieli
volava
………a seconda del vento,
e nel volo
……..oscillava.

A falde sottili come lamine,
………………fragili,
era confusa di se stessa.
La prendevamo delicatamente con le mani,
e stupivamo:
………..dunque, era quella la neve?

Ma la neve ci rassicurava:
………………“Verrà, io lo so,
verrà la neve vera.
Non vi turbate –
………….mi scioglierò,
non inquietatevi –
……………subito…”.

Dope sette giorni
……………venne la neve nuova
Non venne –
……………precipitò.
Cadeva così fitta, da non potere
………………tenere aperti gli occhi,
a tutta forza
…………vorticava in cerchio, mugliando.

Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perchè tutti dicessero concordi:
…………………sì, è lei, la neve,
vera, che non dura un sol giorno,
…………………………o due.

Ma disperò
………di sè, non resistette
e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani
si scioglieva
………sotto
……………i piedi…

E noi inquieti, ansiosi
…………sempre più spesso
scrutavamo l’orizzonte: quando
quella vera verrà?
Perchè era tempo,
……………..era tempo…

E un mattino
………..appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora
d’improvviso aperta la porta
…………meravigliati, la calpestammo.

Posava, alta e pulita,
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
…..timidamente fastosa
era
…..fittissimamente di sè sicura.

Giacque
…..in terra
…………sui tetti
……………..e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Ed era davvero tanta
ed era davvero bella.

Cadeva e cadeva
……….nel baccano dell’alba
fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli,
e sotto i piedi non si scioglieva,
anzi diventava più compatta.

Giaceva
…..fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L’aspettavamo.
……………Era venuta.

1953-1959

*

Gente del mattino

C’è la gente del giorno – laboriosa e un po’ sfrontata.
La gente della sera – bonacciona strampalata.
La gente della notte è giù disfatta, alquanto brilla,
ma ce n’è un tipo particolare: quella del mattino.
Che si prepara il tè così forte,
così ama calcare con le suole la neve fresca,
come se il mattino non preveda il giorno
e sia mattino il giorno intero e anche la notte.
Quella è scaricata nel mattino dai primi treni,
è spinta fuori, nel mattino, dai filobus, dal metro,
e sembra che non abbia le abitudini del giorno:
mostrare i denti di colpo per una gomitata al fianco.
Nella gente del mattino tutto è mattina ed è pulito.
Quella guarda fissamente un poco strana,
come se qualcosa debba d’un tratto accadere
prima della guardiola e anche oltre,
come se non ci fossero più le riunioni noiose
negli uffici stracolmi di fumo,
né le quotidiane flessioni di ginnastica
scandite da una energica voce: “Piedi uniti! Braccia in fuori!”.
La gente del mattino non si lagna e non t’assilla,
nessuno ha ancora il petto tronfio
né ha fatto in tempo a piegarsi adulando
o a schiacciare qualcuno sotto un fermacarte.
Nella gente del mattino c’è la mattinità del portamento
e a nessuno è permesso neanche immaginare
quale sia sottovoce il racconto delle usanki
quando sgelano appese fianco a fianco.
Nella gente del mattino c’è una forza giovane,
quando afferra le palle di neve degli scolari in corsa,
va con accanto il suo futuro, ingollando
pirozki che la tormenta ha impolverato di neve.
Siamo anche noi in una scuola – elementare all’infinito,
e il nostro esame di storia si avvicina,
e per le notti insonni hai voglia di credere
che tra l’umanità siamo noi la gente del mattino.

*

No, l’istruzione
………..non è nella lettera dei giornali
e neppure nei libri
………….che hanno visto il tempo.
E’ proprio degli occhi
………….fermarsi sui caratteri stampati,
ma un’altra vista c’è,
……………..quella interiore.
E forse non vi spaventa
che,
……quale esperta puttana,
della falsa istruzione degli occhi vada fiero
l’analfabetismo frontato dello spirito?

 

Note: La terza neve, in E. E., Poesie, trad. di Alfeo Bertin, Garzanti, Milano 1973, pp. 30-32; Gente del mattino e «No, l’istruzione…», in E. E., Il vento del domani. Poesie per gli anni Ottanta, a cura di E. Pascucci, Roma, Newton Compton, 1981, pp. 27, 55.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).