La materia del contendere

da | Mar 12, 2025

Quattro poesie in anteprima dal nuovo libro di Giancarlo Pontiggia, “La materia del contendere”, appena uscito per Garzanti.

 

EX VOTO

Scorie, lastre,
e tutte
le moltitudini di ori e di nomi che popolano
le sabbie della mente

A ogni neve che scende,
vanno giù anche loro
tra i cunicoli di talpa del tempo,
che si dilata in dossi, affioramenti,
cunette,
li invade
un’acquerugiola di sonno, sottile,
che trasmigra
per forre, gore,
camminamenti, è
come un fiumetto di verità lampanti, che all’improvviso
si squagliano

Scendo
nei palinsesti del vivere
fiocco dopo fiocco, anima
dopo anima,
come uno che ha deposto un ex voto,
si tira dietro la porta, si accomiata
dai suoi dèi,
in silenzio

 

COS’È BENE E COS’È MALE
(LA NUBE)

1
«Mi figuravo di sapere cos’è bene e cos’è male
ma è come quando una nube sta sospesa in cielo
e ogni momento pare che debba piovere, ma non piove, né
qui né là
e a ogni momento si alza un’aria di vento
come se dovesse spazzar via la nube, ma la nube è sempre
qui, tra noi,
e non sappiamo cosa vuol dire
e su tutto persiste un’aura di arsura,
che nuoce»

2
«Percorrevo un giorno la strada che ti è ben nota, e porta a
un ponte,
sopra il quale è sempre, come ben sai, un gran vento,
che non desiste.
E quando fui lì, su quel ponte, mi sembrò di vedere come
un lume,
che tagliava in due il ponte e l’acqua e ogni parte del cielo:
era un lume così piccolo
che pareva impossibile potesse tagliare in due
tutto quel bene di mondo,
e pensai che non fosse vero, fino a quando, tutto solo, e
quasi senza accorgermene,
giunsi a vederlo davanti a me, e quasi a toccarlo,
e a raccoglierlo nella mano.

Fu una grande gioia in quel momento,
e una gioia così grande, che mi proposi di scriverti ciò che
avevo provato»

 

UNA PIUMA D’ORO
(MEMORIA DI FENICE)

1
Mi accorgo di non saper niente del buio,
anche se in molti ne hanno scritto. Il buio
inerte, denso, immoto, che si nutre di sé,
e non ha pace. L’anima, che vola via dai suoi tormenti
ne sa forse meno di noi: muore
per vivere ancora, prima che il tempo la disgreghi.
Ricordo una sera in cui eri qui, e mi dicevi
che non c’è fuoco che possa durare per sempre,
e che questa è la legge del mondo: ma io ti chiesi
di quale mondo parlassi.

C’è sempre molta attesa, quando una porta si apre.
Ci carichiamo di un nuovo principio, a un passo
dalle cose, prima che le luci si spengano.
Tra due mondi che si sfiorano,
s’interpone una forza, invisibile, che agisce
e li trasmuta: sai di cosa parlo. La logica della vita
non è vivere, ma restare nel suo nido di fuoco,
accoccolati tra le piume, prima
di ogni verdetto.

Né ira né furore, né fiamme che bruciano
sulla pazienza dei tuoi occhi. Come può essere
che una freccia traversi
il ferro che stride di un cielo? Vorrà dire
che qualcosa è accaduto, che il tempo si è conficcato
fra un interstizio e l’altro, come un palo inatteso.
Oltre i vetri, c’è un secolo che preme, e urge, e si sfilaccia
in un disordine promiscuo, di cose.

Tra il seme e il tempo necessario, fra l’intenzione
e la pienezza dell’animale, si leva un buio imprevisto,
che non abbiamo conteggiato. Mi domando dov’eri,
quando ho guardato in alto, nel fogliame delle palme.
Dov’ero, quando fu deciso che il vento battesse
anche per noi, prima di ogni scopo,
e di ogni decisione.

Noi, poco prima che gli spalti si svuotino,
a un passo dal traguardo, fissi
sui blocchi di partenza, nel lume
che c’infiammò per sempre, mentre frusciano
tende, nel primo zampettare, fermi,
in quel buio.

2
Ci sono anfore, nello scuro dei fondali,
e cavi, chiodi, stroppi, scalmi, tutta
un’attrezzeria dismessa,
priva del bene delle nostre mani:
e l’ombra, che passa, di un naviglio.
È l’ora in cui ci prende
una nostalgia del fuoco, che strema,
e divampa
sui bordi del campo, e non dà riposo.

Sulla cenere, aleggia la memoria
dell’oro che crepitava. Ronza,
nel ventre di una carcassa,
una colonna di fuoco.

 

 

NÉ PRIMA NÉ DOPO

Nel grembo, nell’immoto, nel vuoto
che non è vuoto

materia dopo materia, soffio
dopo soffio, sottile
come la sostanza dell’aria, alto
come un fuoco, che sogna
e si sogna
cima, cielo
non tempo ma oltre
tempo,
spirito che s’infiamma,
s’impenna

nel grembo
di ogni sogno, suono e lume,
che si rigenera, nella
fiamma che crepita, in te
e fuori di te, né prima né dopo,
né prima né dopo,
ora

 

 

© 2025, Garzanti S.r.l., Milano – Gruppo editoriale Mauri Spagnol