“La città dell’orto” di Stefano Raimondi esce per la prima volta agli inizi degli anni duemila. Da poco il libro è stato riedito da La Vita Felice con due contributi di Tommaso Di Dio e Umberto Fiori. Pubblichiamo una scelta di cinque poesie.
Dalla prima parte, “Una lettura d’anni”
I
Vorrei che si spalancasse il giardino
che invadesse dappertutto
e che le strade fossero viottoli
e i palazzi chioschi
e l’indaffararsi fosse
una chiacchierata e la morte
la fine di un libro.
…..
e tutto rimanesse lì
tra una panchina e un’ombra
e una galleria di foglie
che crolla senza nessun rumore.
Ma si dice che in estate
si muoia anche qui.
*
IV
Gli affini – dicevi –
lo sono finché c’è spazio.
Resistono come la calma
dritta dei Navigli
e non sanno della chiusa
appena più in là
come dilania.
Si proiettano le sembianze dei padri
in una loro fedeltà
in una loro invasione spigolosa
e un’età dell’ombra viene
e ci delude.
***
Dalla terza parte, “La città dell’orto”
“Sei tu, per me, Milano.”
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L’abitudine che hai di morire
ora, non ci stupisce più.
Il centro, per te, viene da fuori
dai bastioni.
*
“Tutto accadde qui per la prima volta:
tu, il tuo miracolo, il tuo restare
in città e i figli. A quali nozze
dobbiamo andare ora
per farci credere? Quale
acqua scambiare?”
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… era un platano
quello che ti ha salvato
con il vecchio svizzero al confine.
Pochi passi e ancora
non ci sarebbe stato niente
né io, né tutto, neppure
la citta di miele nero:
ti avrebbero ammazzato.
“Al Guastalla – mi dici – cerca il platano.
Vedrai in autunno quanti semi
quanti rimandi”. Ti ascolto
anche quando di domenica li conto
ad uno ad uno tra tutto il fiato
scambiato, in fretta, con i giochi
tra i sassi spinti in cielo dai bambini.
*
Milano finisce qui.
Non va più avanti e oltre che da noi
da questi abbracci d’osso
da questo giro a ponte alto del Corvetto.
…
e il dolore viene come una strettoia
come una nebbia lenta d’autostrada
che da lontano tenta di indicare
qualcosa, come quando
si prova a dire la via a qualcuno
che viene da fuori e non la trova.
Se sbagli chissà dove lo mandi
e cosa trova…
… vorresti voltarti e corrergli vicino
e dirglielo veloce il vero.
Ma è lontano. Dovrà
richiedere a qualcuno.
Milano malabolgia è fatta a cerchio:
arriverà.
Stefano Raimondi (Milano, 1964) poeta e critico letterario. Ha pubblicato “Una lettura d’anni”, in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto, (Casagrande, 2002 – La Vita Felice 2021); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005), Interni con finestre (La Vita Felice, 2009); Per restare fedeli (Transeuropa, 2012); Soltanto vive. 59 Monologhi (Mimesis, 2016); Il cane di Giacometti (Marcos y Marcos, 2017), Il sogno di Giuseppe (Amos, 2019). È inoltre autore di: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941), (Unicopli, 2000), Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char, (Cuem, 2007), Portatori di silenzio (Mimesis, 2012). Suoi testi sono apparsi su Nuovi Argomenti (2000, 2004) e nell’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 2006). Curatore del ciclo d’incontri “Parole Urbane”, svolge inoltre attività docenza presso la Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari (LUA) e Belleville-Scuola di Scrittura. È inoltre tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio e di L'ABB Luoghi abbandonati, luoghi ritrovati. Laboratorio Permanente sui territori e le comunità (Università degli Studi di Milano).