Traduzione a cura di Silvio Raffo.
NON ASTRATTO
Qui dove curva il fiume, dove i ponti rovinano,
dove il salice sfugge alla corrente –
qui puoi mettere a prova la tua vita,
la gioia che perdevi facilmente.
Qui di nuovo potresti guadagnare
un giorno dalla metà di una notte.
La luna è assicurata. Il sole ha volto le spalle
al bosco, gli alberi portano il peso
dei frutti guasti come un sacco gonfio.
Fra tutto questo fermati ed impara
dall’abbandono e da sontuose perdite
come si possa cadere in ginocchio.
Gli dei danno e sottraggono
e ci lasciano in stato di bisogno –
dispute irose, logiche che pregano
anche per il fantasma di una fede .
Il ponte è rotto, i salici vacillano.
Dove conduce il fiume?
*
LA COSA IN SE’
La rarità di una radice, il fiore,
le cose in sé e non come ti sembrano,
quella bacchetta magica che nomina,
potere che sgomenta dubbi e tenebre.
Tutto questo – e d’un tratto un bimbo appare
forte e candido come intatta neve,
e disperde ogni traccia di timore.
Si ferma e canta –la sua è una canzone
che s’è inventato così, per il gusto
del puro canto. E’ un prestigiatore –
fa fremere nel ghiaccio le radici,
in petali si avvolge da cui sbocciano gemme.
*
OSSERVANDO
L’albero all’altro lato della strada
è la mia calamita di quest’anno.
Ciò che gli accade è ciò che m’interessa.
Un merlo, ho visto, vi ha sostato un attimo
per subito staccarsene e sparire.
Lo visitò in aprile la violenza,
lo fece vacillare in ogni fibra,
finchè fui certa che avrebbe ceduto,
si sarebbe squarciato per giacere
in frammenti straziati
lasciando un’altra entrata per il cielo.
Ma quel legno all’aspetto così fragile,
conifera di foglie minuscole intrecciate,
è ancora lì sotto le stelle – e una nuova
luna si ricompone alla mia vista.
*
TRANCE
Nudi quanto è possibile in città,
questi giovani sembrano incantati.
In ogni volto attonito brilla una divinità,
come in selva frondosa di ataviche radici.
Corpi svestiti nella calda arsura
da chissà dove giunti, diretti chissà dove.
La strada non è più quella di case
dove il senso del tempo abbia dimora.
Bimbi nudi ora corrono nell’acqua
e fontane si effondono diverse
da quelle di ogni giorno – più costanti.
Muta la scena al nostro sguardo, e svela
tangibile la luce e nuovo il giorno,
ancor più – stranamente- nel rosso del tramonto.
*
PENSIERO E SENTIMENTO
Dell’amore diffido sempre più –
mentre un momento ricco di pensieri
– dolce quiete – mi placa, e puro spirito
mi muovo, come in un boschetto greco
driade inseguita, in fuga poi tra gli alberi.
Venerare non è la stessa cosa
che provare passione, m’ insegnarono.
Ma poi ad inginocchiarmi fui costretta-
dalla preghiera, o dall’antica chiesa
in cui trovai sia arte che artificio?
Io so solo che devo usare il tatto,
che lo spirito vive della carne.
Il senso che i sentieri della mente
imprigionati cercano è intessuto
di tutte le impressioni e le setaccia –
come una spiaggia pietre colorate
sparse qua e là dona a chi torna a casa.
*
ACCETTAZIONE
Non sei più così giovane,
ma neanche così vecchia.
Ci sono residenze per anziani
che non fanno per te, lo sai, se osservi
i freddi immoti sguardi
di quei vecchi nel parco
su poltrone da bagno
(con a fianco il bastone) –
né assomigli ai due amanti che nel buio
procedendo abbracciati non si accorgono
neppure della tua presenza. E’ questo
il momento per te di dare inizio
alla tua vita. La tua vita nuova.
Un margine sottile ti separa
dai vecchi che t’invidiano
e dai giovani illusi d’aver tutto
senza il falso dal vero mai discernere.
Ed è questa una libertà speciale
negata a quegli estremi.
Puoi finalmente essere
ciò che è illecito al vecchio,
ciò che il giovane brama
ed i sogni d’entrambi realizzare:
puoi dell’uno e dell’altro il meglio avere.
*
IL BAMBINO SCONOSCIUTO
Quel bimbo non sarà mai dentro me,
tu mai sarai suo padre. Specchi devono
reinventare l’immagine reale,
farla vera ed al nostro blando amore
dare passione e fede parentale.
Quel bimbo non sarà mai dentro me
a farci amare con cautela. Quieti
baci e carezze, e il nostro doppio infranto
in gorghi d’acqua torbida. Il mio amore
prendi guardingo: non deve essere troppo.
Nella mia mente giace un bimbo. Vedo
i suoi occhi, le mani. E vedo te
che attendi con sincera tenerezza
nella mia mente, nel mio stesso corpo,
nascita e morte a noi sempre vicine.
*
PROSPERO
Tutto torna al suo luogo primitivo,
impronte sulla sabbia, aria nell’aria
e frutti in abbondanza a rami immoti.
Prospero, con che gioia ti prepari
alla restituzione d’ogni cosa:
l’isola al mare, l’agnello alla pecora.
L’agile Ariele vola via felice
della riconquistata libertà.
*
POLVERE
Siamo fatti di polvere, voliamo
Ad ogni vento e indietro verso terra
In soffi vorticosi di tempesta,
contaminati esseri di polvere –
ma con una mente che vive.
Polvere, ma di spirito animata,
grazia che giunge al cuore della terra,
segue l’oscuro atto, il pensiero
che inganna, che ferisce, che disturba.
Siamo polvere fino dalla nascita
ma dentro quella polvere si incide
uno spazio preposto alla visione
una speranza che giunge alle stelle
che fa apparire e scomparire il mare.
La polvere disvela il nostro orgoglio
e destini per sempre consumati.
Siamo polvere, sì, cenere d’ossa.
*
SPETTRI
Infestate da spettri son le case
in cui qualcosa d’incompiuto lasci.
Non sono voci o silenzi d’amore
che lunghi echi diffondano in un buio
spazio conchiuso ed incontaminato.
Non con i volti che conoscevamo
ritornano i fantasmi, ma soltanto
con arroganza muta a rinfacciarci
quello che non facemmo in una stanza.
Le parole da noi taciute dicono,
mimano i gesti che noi non osammo,
un nervoso silenzio frantumando.
La nostra debolezza li rafforza,
ed è il nostro rifiuto a rianimarli.
*
LA CASA DEI FANTASMI
La casa aveva i suoi fantasmi, eppure
Chi ci abitava non riusciva a andarsene.
A quel gelo dell’aria erano avvezzi,
in gran tranquillità passava il giorno.
Era la notte il loro carceriere,
che li teneva chiusi nella casa
curiosi ed impauriti. Con il vento
una corrente, e avrebbero iniziato
gli spettri il loro pulsare leggero,
i lamenti – e poi un urlo. Gli abitanti
immobili giacevano. “A chi tocca?”.
Tempo perso pensarci, o coi fantasmi
sentire metà pena e metà gioia.
*
UN COMMIATO
Nulla sembrava alludere alla fine,
non un segno uno sguardo una parola –
pure, sentivo una fine nell’aria
come quando s’immagina un disegno
che ad un passo dal tocco decisivo
lungo una linea muore e si disgrega.
Le parole sembravano provare
che apprendevamo a leggere il pensiero
l’uno dell’altra, i sentimenti e i trucchi,
pure una timidezza ci distolse
dal protrarre il discorso nel timore
di un’ora troppo fertile di vita.
Forse questa stranezza altro non era
che il rifugio in cui tutti si nascondono
per paura della felicità –
so solo che ora sento nostalgia
della stranezza di quel nostro incontro
a cui vorrei tornare, ma non posso.
*
LASCIA LE COSE SOLE
Questo sopra ogni cosa hai da imparare:
che le parole, i suoni ed il linguaggio –
poiché devono esser le parole
oggi concise e nuove –
non riguardano te; se ti riguardano
è solo di riflesso.
Si tratta di una pena che si apprende
prima o poi con sgomento, e si dimentica.
I fiori saran sempre e solo fiori,
tu non dovresti caricarli troppo
del senso dei tuoi giorni più felici.
Se stessi e basta devono restare,
cari al tuo tocco.
Così le stelle – insistere a brillare
Senza nessun riguardo a ciò che sai.
E anche il tramonto deve solo splendere.
Poeti inglesi contemporanei /1: Kathleen Jamie
Poeti inglesi contemporanei /2: Jack Underwood
Poeti inglesi contemporanei /3: Sam Riviere
Poeti inglesi contemporanei /4: Patrick McGuinnes
Poeti inglesi contemporanei /5: Alice Oswald
Poeti inglesi contemporanei /6: Tony Harrison
Poeti inglesi contemporanei /7: Anne Stevenson
Poeti inglesi contemporanei /8: Gillian Clarke
Poeti inglesi contemporanei /9: C. H. Sisson
Poeti inglesi contemporanei /10: Geoffrey Hill
Immagine: Spencer Finch, Lost Man Creek.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).