Quando anni fa imparai
a guidare la macchina, il mio istruttore mi imponeva
di fumare il sigaro; e se
nel groviglio del traffico o in curve strette
si spegneva, lui mi spingeva via dalla guida. Durante
la corsa raccontava anche barzellette e se io,
troppo intento alla guida, non ridevo, mi strappava
il volante di mano. Mi sento insicuro, diceva.
Io, passeggero, mi spavento se vedo
che il guidatore dell’auto è troppo intento
alla guida.
Da allora quando lavoro
mi guardo bene dallo sprofondarmi troppo in quello che faccio.
Mi impongo più d’una volta di guardarmi in giro,
talora interrompo il lavoro per conversare con qualcuno.
Mi sono disabituato ad andare così forte
da non poter fumare. Penso
al passeggero.
Der Insasse
Als ich es vor Jahren lernte
Einen Wagen zu steuern, hieß mich mein Lehrer
Eine Zigarre rauchen; und wenn sie mir
In dem Gewühl des Verkehrs oder in spitzen Kurven
Ausging, jagte er mich vom Steuer. Auch
Witze erzählte er während des Fahrens, und wenn ich
Allzu beschäftigt mit Steuern, nicht lachte, nahm er mir
Das Steuer ab. Ich fühle mich unsicher, sagte er.
Ich, der Insasse, erschrecke, wenn ich sehe
Daß der Lenker des Wagens allzu beschäftigt ist
Mit Lenken.
Seitdem beim Abeiten
Sehe ich zu, mich nicht allzu sehr in die Arbeit zu vertiefen.
Ich achte auf mancherlei um mich herum
Manchmal unterbreche ich meine Arbeit, um ein Gespräch
zu führen.
Schneller zu fahren als daß ich noch rauchen kann
Habe ich mir abgewöhnt. Ich denke an
Den Insassen.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).