(“Guardare” è una rubrica che propone poesie inedite scritte da ventenni e trentenni e che prova a raccontare il nostro momento storico dal punto di vista del loro immaginario. Questo percorso ci accompagnerà nei prossimi mesi con un’uscita ogni due settimane. Tessera dopo tessera si configurerà un mosaico in cui speriamo emergano interrogativi, chiavi di volta e genealogie di un tempo che muta velocemente, lascia disorientati, ma chiede anche nuove e autentiche forme del guardare. Nella settima uscita testi di Demetrio Marra, nato a Reggio Calabria nel 1995.)
– well, well, look who’s inside again
went out to look for a reason to hide again –
Bo Burnham, “Inside”
I
Immaginiamo il mondo visto che tutti veniamo
dal mondo, come significato.
Per questo rinuncerò a origini precise,
a un avvenire, a una continuità.
Mi realizzi chiedendo con precisione
chi sia questo noi, e di chi è il mondo.
Viene la digressione sull’Antropocene, Apocalisse,
sorridendomi cerchi un verso da cui cominciare,
da cui poter, che non troviamo, e poi: di chi è il verso
II
non incroci lo sguardo, neanche per un secondo
ma incroci le armi, rimaste a largo da chi:
nuove apparizioni richiedono nuove disposizioni
o previsioni impronunciabili,
farà caldo, nevicherà, sarà grandine a ciel sereno,
ci sarà una bomba a chiarirci le nostre ragioni
radendoci come peluria dalla faccia della Terra
oppure farà afa nel cono di luce,
mentre fuori di qui, benedette interruzioni!,
fuori dalla doppia vetriera ogni paio di occhi che non incroci,
se sia questo il Regno si può dubitare
III
ti riprendo al cellulare come le rivolte,
mi sei fuori estranea, piccione sulla cornice,
abusivo parassita no:
posso bonificare le fantasie
sulle aspettative, sulla razionalità,
su come intercorre nel senso comune ogni azione,
ogni volta che non smettiamo, non si può,
di circolare il sangue, inviare gli impulsi
IV
dall’altro ci limitiamo a confermare il sistema
o l’antisistema o quella cosa che chiami retroterra,
buone maniere automatismi,
ma chi ci passa l’occupazione dello spazio,
l’anca di vuoto che abbiamo,
guerra di precoiti e postmortem
V
l’involontarietà di testo e contesto,
siamo già, sempre, fuori di noi:
fuori si colora come negli open world
volta per volta, con grande sforzo
e poi a un punto parliamo a vanvera di umano,
se ci siamo dentro, e postumano
NB: Le poesie sono tratte dalla raccolta “Non sappiamo come continuare. Nove processi biofisici”.