Sei poesie inedite.
È colpa tua se adesso ho questi esiti.
E sieti reo che tutto il mondo, Sally,
sa cosa leggi, in quale modo esisti.
*
Ciascuno per Firenze è come se
calmamente deposto dalla croce
questa mattina calmamente andasse.
Passa il cinquantasette, quasi scivola
pieno di gente, lento, sui viali –
e prima o poi tu riderai con tutti.
E vi entreranno altri, innumerevoli –
raccolgo le radici, gli antroponimi
della tua deità che va in frammenti.
*
Quando mi dici: – Ci sentiamo presto,
e mai una volta che lo sia davvero,
è una simulazione del parlato.
Ma in questo affrancamento dal reale,
ripeti il gesto sacro di un romanzo:
produci forme di un significato
mimetico, appropriante, originale –
e tutto pare che si riproduca.
Amore mio: se sei davvero tale,
è per il tuo continuo darmi buca.
*
Quella figura che riluce e siede
diffratta e sparpagliata a una fontana,
all’unica fontana del quartiere
e prodiga a chiunque i propri doni
come se fosse un’opera di bene
alimentare una tristezza in tutti –
quella sei tu? Me lo domando sempre.
E intanto tutti che le sono grati,
che nella sua palude vanno in torma
per fare a lei, al bel fianco colonna.
*
Io non ti seguirò fino alla fine del camino –
non mi avvicino alla tua casa, dove un fuoco
profumato di vitalba è l’interregno
fra l’uno e l’altro dei tuoi tanti amori.
Vado lontano, con gli uccelli migratori –
a ovest vado, dove un lago ha fatto un segno.
*
Basta col dire che tra noi è finita.
Tanto ti trovo in un’altra ragazza,
come tu fossi una cobla capfinida.
Immagine: Laura de Noves, Biblioteca Medicea Laurenziana.