Equinozio

da | Gen 27, 2022

Quattro poesie dalla sezione “La casa di Anna Frank” della raccolta “Equinozio” di Stefano Carrai, da poco uscita nella collana ‘poetica’ a cura di Gabriel Del Sarto e Niccolò Scaffai per Industria&Letteratura.

 

PRINSENGRACHT

Bastavano pochi minuti a piedi
e un paio di fiorini per entrare
nel rifugio segreto di Anna Frank.
Ci sono andato decine di volte.
Salivo la scaletta
solo o con pochi altri
visitatori e mi dicevo
_______________________appena
trent’anni fa su questo
legno ha calcato i tacchi
il boia Silberbauer.
Attraversavo lo scaffale aperto
provavo a immaginare
la scena di quella mattina
_______________________presi
come topi in trappola.
Guardavo le speranze
rimaste sulla carta da parati
mi sentivo nel cuore della storia
e poi ridiscendevo sul canale
con la pioggia sottile

passavo incappucciato
di fronte a quel teatrino
dove avevo visto L’allegoria
della creazione con un performer
che liberava un branco di criceti
sopra il grande plastico chiuso dentro
una teca di plexiglas
perché gli spettatori
seguissero il frenetico
perlustrare stradine sottopassi
montagnole senza via di fuga

e mi arrovellavo
________________rimuginavo
sarebbe stato meglio
non vivere o è stato
qualcosa anche così?

Prendevo verso il Dam
schivavo spacciatori
e camminavo in cerca d’infinito.

 

 

SANT’ANNA DI STAZZEMA

Risalgo a questo poggio
in cerca del tuo volo di fenice
lame d’ombra si allungano
dalla parte del cippo

il cuore pèsca che un baco trafora
non riesce a seppellire
quell’elenco d’estati
andate in fumo un dodici d’agosto.

 

 

DA FERNANDO BANDINI: RICORRENZA D’INVERNO

Torna il giorno consacrato al ricordo
di quei piccoli martiri saliti
per sempre nel cielo altissimo da cui
ora scende questa neve e ci copre

Santi Innocenti… che pace sui campi
battuti poco fa dal tramontano
un ignoto cammina nel silenzio
lascia impronte sul bianco dell’inverno

gemono stamani le lampadine
nelle case e i vetri delle finestre
s’imperlano di gelo… il mesto scricciolo
garrisce al folto del bosco innevato

ora il tempo viene avanti infinito
e noi serbiamo muti la memoria
dei tanti meli in fiore sradicati
dalla tempesta rabida improvvisa

mai più per loro la porta dei giorni
si spalancherà fulgida né persi
alla vita li accarezzerà più
un refolo lieve di primavera

e quando mai il vento aprirà per loro
un varco nel cielo? verrà mai il giorno
che li vedrò dominare il sereno
come geni chiusi in tremule stelle?

se senti uno strano fruscìo che viene
dall’ombra sono loro che trasvolano
su ali invisibili simili ad astri
palpitanti d’amore cristallino

le lunghe notti corse dai sussurri
e gli alberi fioriti in primavera
ci chiedono dolci di sopportare
il ricordo di quel tempo feroce.

 

 

GIORNO DELLA MEMORIA

Oggi il mondo è un bambino
e scrive metamorfosi in fuliggine
e disegna le farfalle di spine

domani si risveglierà aguzzino.