Do not go gentle into that good night

da | Ott 15, 2016

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.

Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on that sad height,
Curse, bless, me now with your fierce tears, I pray.
Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Dylan Thomas legge Do Not Go Gentle Into That Good Night
John Cale, Do Not Go Gentle Into That Good Night (live 1997)
John Cale, Not Go Gentle Into That Good Night, da Fragments of a Rainy Season, 1992 (45:08)

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Non andartene mite in quella buona notte
(traduzione di Gabriele Frasca)

Non andartene mite in quella buona notte,
La vecchiaia dovrebbe ardere di furore
Alla fine del giorno;
Esplodi la tua rabbia alla luce che muore.

Sebbene i saggi sentano alla loro morte
Giusto il buio perché non corse lampo intorno
Alle loro parole,
Miti non se ne vanno in quella buona notte.

Strillando all’onda estrema con quale splendore
In una verde baia avrebbero le loro
Gracili gesta danzato, i buoni di cuore
Esplodono di rabbia alla luce che muore.

Gl’impulsivi che colsero cantando il sole
Al volo e troppo tardi appresero il dolore
Che avevano arrecato alle sue rotte,
Miti non se ne vanno in quella buona notte.

Con vista cieca scorgendo in punto di morte
Che cieco l’occhio avrebbe gioito un bagliore
Di meteore, quelli che ebbero rigore
Esplodono di rabbia alla luce che muore.

E tu, tu padre mio, lì sulla triste vetta,
Ti prego maledici, benedicimi ora
Con lacrime che chiedono vendetta.
Non andartene mite in quella buona notte.
Esplodi la tua rabbia alla luce che muore.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).