Dendrarium

da | Apr 29, 2021

Pubblichiamo in anteprima alcune poesie da “Dendrarium” di Alexander Shurbanov (Fogli di Via, 4), a cura di Valentina Meloni, traduzione italiana di Valentina Meloni e Francesco Tomada, Musicaos Editore.

 

 

BALLATA DEL TIGLIO BULGARO

 

Un liutaio americano

(pizzetto, occhiali rotondi),

è apparso alla televisione bulgara

raccontando di come si fosse sposato

e stabilito in questo paese,

perché non esisteva albero più adatto

a costruire un violino

del tiglio bulgaro.

 

Uno o due secoli fa,

un monaco nel monastero di Rila

intagliò dallo stesso tiglio bulgaro

una croce coperta di scene bibliche,

fino a diventare cieco dal lungo scrutare.

Ma la sua croce continua a darci gioia.

 

A giugno le nostre città sono avvolte

in un profumo soprannaturale,

mentre il più odoroso dei tigli, il bulgaro

erompe nella fioritura.

Le api si affollano in sciami,

desiderose di raccogliere nettare prezioso

per il dolce miele che stilla

solo dall’autentico tiglio bulgaro.

 

Anche gli zingari lo soverchiano avidamente,

spargendo in terra i suoi rami,

cavalcandoli e spogliandoli nella speranza

di guadagnare velocemente un penny onesto

come raccoglitori di fiori di tiglio.

Quando hanno finito e se ne sono andati,

la scena somiglia a un luogo di massacro.

 

Ed ecco che l’Americano esce

dopo lunghe ore in studio, felice

di camminare un po’, quando di colpo si ferma,

sollevando gli occhi e fissando pietrificato

il tiglio bulgaro profanato,

mentre sulla sua faccia un passante osserva

una perplessità assolutamente non bulgara.

 

*

 

SONO IN PACE CON GLI ALBERI.

Dopo che una battaglia si è conclusa

torno da coloro

che mi sono alleati

quelli che non mi deluderanno.

E loro invariabilmente mi salutano con canti di uccelli.

Gli alberi non si aspettano nulla da me.

Il loro amore è fraterno,

silenzioso e poco esigente.

Non rammento di aver fatto nulla

per cui dovrei meritarlo.

 

*

 

ERA UNA BELLA GIORNATA

e il cielo di un Aprile chiaro.

Il ciliegio

indossò

il suo copricapo di merletto bianco,

e mille pensieri alati

presero a cinguettare

sulla sua ariosa chioma.

Il ciliegio

non si sforzava di essere

una palma o un baobab.

Era contento

di essere un ciliegio,

il quale arrivato il suo momento

avrebbe appeso due pendenti rossi

su ciascuna delle sue orecchie,

due gocciole dal suo cuore.

Siccome non aveva nulla da fare

quella mattina,

il ciliegio se ne andò

a passeggiare in cielo.

 

*

 

CLANDESTINI DI FORESTA IN CITTÀ.

Non riuscendo

a conquistarla assalendola,

ora la foresta

tranquillamente

entra in città in punta di piedi.

Lungo ogni strada e viale gli alberi

si stringono in silenzio,

 appoggiandosi a muri di pietra

 e accerchiando tacitamente

 il cuore della città

nel loro inarrestabile assedio.

 

Vero,

sono più umili ora.

Hanno imparato

a osservare la distanza necessaria.

Non si riuniscono più in grandi gruppi,

formano invece linee ordinate da cordoli

piegando ogni piccola radice sottostante,

in modo da non danneggiare la pavimentazione liscia.

Da anni ormai

nessun uccello più si posa

sui loro rami potati –

tranne i passeri

(se possono contare come uccelli).

 

Ma doveva andare così.

La vita è impossibile senza compromessi.

E ogni fine giustificherà i suoi mezzi.

Per quanto possa essere dispersa,

piegata

e ferita

alle sue nuove maniere urbane,

la foresta alla fine si è intrufolata in città,

la foresta ce l’ha fatta, lenta ma sicura,

la foresta ha vinto,

la foresta…

 

Se questa

si può chiamare ancora

una foresta.

 

*

 

LA MORA È SCONTROSA.

Le sue numerose spine

sono cresciute contro il mondo intero –

non osare toccarla!

È scontrosa.

Sembra aver sofferto.

Ma prima che cada la neve,

dal profondo del suo cuore

si allunga con entusiasmo

con tutte le sue braccia e armature,

offrendo le sue bacche

in ampie manciate

a tutti i passanti.

Queste bacche semplici

non sono attraenti per gli occhi

ma per il gusto

sono dolci e profumate,

e un tantino

aspre sulla lingua.

Come un amore inconfessato

che è rimasto in silenzio troppo a lungo.

 

 

Traduzioni di Valentina Meloni

 

***

 

CONDIVISIONE

 

La donna abbracciava

il vecchio albero robusto,

premendogli addosso il proprio corpo,

parlandogli

senza sosta, amichevolmente.

In silenzio –

solo muovendo le labbra.

L’albero restava lì placido,

e ascoltava.

 

Traduzione di Francesco Tomada

 

 

 

Alexander Shurbanov nato a Sofia (Bulgaria) nel 1941, è un poeta, traduttore, saggista, critico letterario e professore universitario, nonché dottore honoris causa nelle Università britanniche del Kent e del Surrey. È autore di sedici libri di poesia, tra le sue più recenti pubblicazioni Primosole (English and Bulgarian versions, Sofia, 2016), Paesaggio invernale con corvo (antologia in lingua macedone, Struga, 2016), Dendrarium (Sofia, 2017; versione inglese, 2019). È il traduttore bulgaro dei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, delle tragedie di Shakespeare, del Paradiso perduto di John Milton e della sua tragedia I nemici di Sansone, delle poesie di Dylan Thomas e di numerosi altri poeti anglofoni. Nel 2020 sono state pubblicate in Bulgaria le sue traduzioni del Romeo e Giulietta di William Shakespeare e del Manfred di George Gordon Byron. Per oltre quarant’anni, Shurbanov ha insegnato Letteratura Inglese presso l’Università di Sofia e ha pubblicato numerosi libri di critica sia in patria che all’estero. È stato insignito della Medaglia d’Onore dell’Università di Sofia, del Premio Nazionale “Hristo G. Danov” per il suo contributo alla cultura.