Cinque poesie da “Delle osservazioni” di Marco Giovenale, collana “Fuorimenù” a cura di Andrea De Alberti, Blonk Editore, 2021.
Dall’altra parte del fotogramma
il tempo continua in linea retta.
L’acquata – a sciame contro alluminio
giù dal doppio tetto capovolto è dentro
il fosso che la spezza e la preserva.
La durata dell’enigma è gli anni
necessari a rinunciare – con ragione.
Il ratto è nero. Corre in cerchio, accanto.
È la natura della versione. Il paesaggio
fa storia stesura, all’indietro,
all’inverso, pagina-vetro.
È una: varietà della scrittura.
Di questa. Rasura.
*
De architectura
tipico trittico edipico
dove in realtà la realtà
non accade, continua curva
con rantolo, (curva
continua) (maschio maschio
femmina) – due invecchiano – il vecchio
ha invero (inverso) ucciso il piccolo
– la curva finisce su sé
(acanto)
*
Adesso poi che è cenere ne cercano
il cranio tutto storie nella brava
anamorfosi a filo della cornice
e domandano che vuole dire l’arco
nelle acqueforti fatte, e che cosa il
cerchio,
il triangolo scaleno, il colore
indaco del manto della logica
mariana, e rubrica rubino, e pergamena.
Vogliono la tavola, le legature,
i binari, il cifrario del viaggio. Però è la
polvere
il motore, e insieme dove iniziano le robe
vive, sanno
*
Ma basta, è la storia dei minuti,
dei minimi.
Mentre i fàmuli Rothschild conservano i
semi, pensano
alla traditio in termini di milioni di anni.
Meno male, ci fanno mente locale
loro. Porte, detector, occhialini.
Si vede come un film. Salvano a
bracciate.
A forza di salvare è un massacro.
Giù si parteggia
nella storia minuta: (elenco)
…
la sepoltura del bracco, cronache rebus,
il bar (Clemens, Pia) per le paste di
gommalacca,33
le attrici del muto, gli orari delle bullae
rotte
che portano i cenci alla gabbia dalla
gabbia,
e là: fine dei soldi prima della fine.
C’è una vita dopo la morte?
– è la canzone incapsulata.
c’è ancora lavoro dopo la morte?
– i paragnosti, furbi furbi.
Certo e chiaro. Nella storia dei minuti
niente pace, al piano
*
Il dramma dato
niente barocco
è a Roma, sfiamma
«il laghetto Borghese all’aurora», appena
siglato da un’acca di piccole
scialuppe scettiche
al verde d’acqua – flotta
cauta che non aspira a lati
– almeno riflessi –
di cose qualsiasi – volute con lotta
NOTA: Alcuni testi non riportano la grafica dell’originale. Ci scusiamo per l’inconveniente.