Sei poesie da “Del tutto diversi” di Alberto Fraccacreta, uscito con prefazione di Elio Grasso, per Interno Poesia.
ROSE DI CASTIGLIA
Juan Diego le colse sul Tapeyac
e le nascose nella tilma. Erano sbocciate
in dicembre, sul dorso del monte tra rovi
e spine ma, ciò che più conta,
crescevano solo in Spagna.
Antonio Valeriano immaginò che un messo
del cielo avesse trapiantato la zolla di terra
castigliana. Così come intelligenze angeliche
avevano rapinosamente trascinato sul groppo
marchigiano la casa di Nazareth.
E infine, così come lei
avrebbe seminato per me, e adesso
inaspettatamente nel cuore dell’inverno
sarebbe germogliato il tuo splendido viso
fiorito solo a Urbino.
ORTO BOTANICO: STAMBOTTO
Lì dove fiorisce il miriofillo, tra la menta
acquatica e la ninfea. E poi, coinquilini, il gingko
biloba, il peccio. Basta una pianta a drizzare
le antenne dell’agnizione.
Qualcosa cominciò a muoversi nel rinsaldarsi
della musica: Malvaceae, Caprifoliaceae,
tutte prese, coltivate, tutte assorte
dal latino del nome.
IL PLATANO DI VIA VALERIO
Se credi di entrare contro il flusso delle foglie
sulla soglia del giardino, quando febbraio
finge di rinverdirsi e coltiva nuovo gelo,
perché casualmente passasti
e non avevi altra strada,
per favore non bussare,
non essere tu.
Se ritieni di non avere presenza di spirito
e vuoi colmare i vuoti con il becco
scaltro del martin pescatore
che acciuffa di netto la preda
perché vuole esibire il bel piumaggio,
per favore non afferrarmi,
non essere tu.
Di questa esistenza non vediamo
che lo specchio deformato,
una tela ricamata e non ultimata
agli orli, non riusciamo
a scorgere il male che ci sorprende
come il vento sui vicoli ciechi
del non essere noi.
E se invece, nel guardarmi passare,
ti ha preso quel senso di distacco
da cui è colta la persona
che ha camminato per anni
separata da sé e adesso si ritrova,
allora te ne prego férmati,
cerca di essere tu.
DEBOLMENTE DISCERNIBILI
In meccanica quantistica quando due
particelle viaggiano appaiate
sino a confondersi sono dette
‘debolmente discernibili’.
Complicate operazioni dimostrano
poi d’essere due invece di uno.
In meno di un anno, in un segmento
di spazio relativamente breve
(la bisettrice che da via Saffi
ruota per corso Garibaldi
e si congiunge al fulcro della piazza),
nella grigia alternanza dei locali
erano poche le possibilità di non incrociarsi
e invece sono state deboli le volte in cui,
uscendo dallo spettroscopio della massa,
ognuno ha riconosciuto nell’altro
una particella presente e viva, anche se
debolmente discernibile.
Due fotoni impazziti e lucenti
con il capo chinato quando si trattava di guardarsi,
incastrati nell’algido esperimento
di dedursi da labili segnali,
due atomi altezzosi e fieri
somiglianti ai primi della classe, i protoni,
ma incapaci di coraggio se era il caso
di capire da sé stessi quale fosse
il comportamento reale (ondulatorio, corpuscolare)
che, solo con il tempo e la dedizione,
avrebbe reso due entità a prima vista distinte
debolmente discernibili.
ENTANGLEMENT
Oggi lo spin s’è invertito.
Nel numero quantico
il momento angolare,
il valore globale iniziale.
Ciò significa che
da qualche parte
lo hai forzato, azionato anche tu
con il sempre valido tuo passepartout.
LA FLACA
Dopo una mattinata a rimuginare
se tu fossi o non fossi ancora qui,
da uno scaffale sotto il porticato
appare ‘Farse spagnole dell’epoca d’oro’.
Mi commuovo e lo sfoglio credendoti già distante,
nel mutante teatro di un’altra farsa
via da Tirso de Molina, Calderón de la Barca.
Cerco in allerta il tuo nome nel testo
ma leggo solo doña Juanita, doña Isabela:
no se puede encontrar la Flaca.
Lo sfrigolare delle dita sulla carta ambrata,
un’ape che plana molesta a mezz’aria,
la frusta del maestrale che non si placa
e lo sfogliare vorticoso senza risposta
simile a una chiamata persa,
simile a una chiamata senza risposta,
mi fa riflettere che non trovandoti nemmeno
in un testo comico – comica la mia parte,
non ti vedrò mai più spuntare in piazza
(anche il sentore è defalcato)
come una dama scortese dal viso chinato,
né sorridere nel cuore del disagio
lucidato dal tuo incedere frusciante.
Flaca, prima eri dove non sei ora
e rimane abbagliante la presenza dell’assenza,
il contorno di vuoto visibile, il catafalco
entro cui scorgere un tattile segmento di spazio
nel filo di rame dov’eri e non sei più,
avverando Eraclito, non si beve
due volte nello stesso pub.
Compro il libro per rimpianto,
il libraio ambulante ammicca intuendo il miraggio
e indica con l’indice annerito altri volumi,
persino un ‘curso de idioma’.
Davvero tutto è perso, penso,
ogni cosa deflagra e ha completato
l’inane suo compito, il giro di vite
si è allentato per sempre
nel tuo sguardo compìto,
nella plaga fra noi a passo di flamenco
e non ci rivedremo più.
O forse no, forse in un altro tempo
di Flaca.