Cinque poesie da “Defrost” di Diletta D’Angelo, da poco uscito per Interno Poesia.
Nel pomeriggio del 13 settembre milleottocentoquarantotto, nella Contea di Windsor,
un operaio statunitense nato l’otto o il nove luglio faceva esplodere la roccia
che bloccava il passaggio della linea ferroviaria. Schizzò in aria il ferro di pigiatura
gli attraversò la parte anteriore della testa. Dopo pochi minuti era di nuovo cosciente.
Phineas Gage poteva parlare. Ma la personalità aveva subito trasformazioni radicali.
Era intrattabile, in preda ad alti e bassi, incline alla blasfemia, gli amici
non sapevano riconoscerlo, era un altro, lo tradivano.
La violenza proteiforme genera falle nei sistemi, provoca
paure secondarie, faglie insanabili.
Come Gage, mia sorella non è morta dopo l’impatto. Per simpatia l’urto è risuonato
in ogni cosa, ha portato a vasocostrizioni diffuse, fasi di congelamento.
*
REPLACED
È un ticchettio che non viene ascoltato
non sanno come non sanno
dove appoggiare l’orecchio
ormai è fatta di frammenti, della sabbiolina che senti se capovolgi
le cose rotte dentro
*
FREEZING III
Ho imparato a separare i chiodi dalle viti a riconoscere
tenaglia, cagna, pappagallo e altri giochi
di ruggine (non devi sbagliare per vincere)
trovare la cosa giusta, portarla a destinazione per un altro flagello
il premio: non pensarli piantati
nella testa o conficcati
tra i denti
*
Ora sembra di sbattere le ossa agli architravi delle porte di ogni stanza
la clavicola le costole l’anca le falangi delle dita frantumate piano
senza usare la forza
A quelle porte mi appoggiavo con lo sterno e la fronte
entravo nel legno a cercargli le radici
una notte lo stipite mi spaccò in due la testa
le scosse della terra disorientano
le scosse della terra a volte ossigenano
*
REPLACED
A undici anni si stendeva nelle tenebre dell’asfalto
con i fiori spezzati tra le fratture esposte
solo il cielo – riflesso negli occhi –
guardava i rivoli di plasma e di sale,
la necrosi tissutale, le grida suicide di nostra madre
suturavano una bambola riempita di sabbia
espellevano le ultime ossa
Vorrei solo dirti scusa scusa non ho saputo guardare oltre i tuoi resti
ti ho rimpiazzato il crescere vincere perdere provare
tolto il ridere vivere respirare guarire