Las encantadas è un poema del poeta argentino Daniel Samoilovich, scritto tra il 1995 e il 2000 e pubblicato in Spagna nel 2003. Nel 2019 è uscita la traduzione italiana, a cura di Francesco Tarquini, per le Edizioni Fili d’Aquilone. Pubblichiamo sette parti del poema.
Nel rifugio degli ammutinati,
luogo d’esilio di draghi e di pirati,
nasce di nuovo il mondo, ma stavolta malato,
contagiato dai mondi già esistenti:
fragile l’erba, maleodoranti gli alberi,
fischiano le tartarughe nella notte
e l’aria come un pesante uccello
ristagna sopra coperta, guarda, guarda.
*
Le testuggini cercano acqua dolce,
ficcarsi nel fango e bere a più non posso…
nel trascinarsi fino all’acqua hanno tracciato
seguendo sempre il medesimo cammino
piste che si diramano dal centro delle isole
in ogni direzione… di questi grandi esseri
alcuni vanno veloci verso l’acqua,
il collo teso; altri con tutta calma
si allontanano, sazia ormai la sete.
Quando la tartaruga giunge alla sorgente,
poco le importa d’essere osservata,
immerge la testa in acqua e trangugia
sorsate immense, otto per minuto,
gli abitanti delle isole quando sono in viaggio
nelle regioni basse tengono ben presente
questa circost-, eccetera;
ho visto mettere a morte una tartaruga,
l’acqua contenuta nel suo – – –
era perfettamente limpida anche se
un po’ amara; l’acqua del pericardio
dicono che è molto molto migliore…
Più veloci di quanto si può credere:
gli abitanti delle isole ne hanno marcate
alcune, e hanno così scoperto
che in due giorni coprono otto miglia
(miglia, minuto, ora, giorno, piede).
Più veloci di quanto potrebbe, di quanto si, di quanto po…
Ho osservato io stesso una tartaruga, grande,
200 piedi in 10 min., 1200 l’ora,
considerando quattro miglia al giorno.
Durante gli amori, più veloci
(ancora, ancora! sempre più veloci!):
nell’accoppiamento il maschio emette
fino a 300, 400 piedi.
La femmina non fa mai uso della voce
e il maschio unicamente
nella circostanza in cui, ecc. Dunque
– miglia, minuto, ora, giorno, piede –
quando si sente quel grido si sa
che.
*
Deportati, prigionieri politici,
prigionieri però non dentro qualcosa,
ma prigionieri fuori, di fuori,
lèvati dai piedi, gira al largo, fuori,
alle dure intemperie di Eccetera.
Porci, capre e cani che qui giunsero
assieme ai deportati o ad altri tentativi
di colonizzazione, tutti andati a male,
pericolosi divennero, selvaggi:
al contrario però piccoli draghi,
animali di prima del Diluvio
con le loro creste irsute, fatti
per spaventare un mondo ingenuo,
s’accostano agli stivali gialli
dei viaggiatori, scambiandoli
per fiori di ginestra.
*
La relazione
«Si direbbe – dice un informatore della Royal Society –
che la Natura abbia cercato di ingannare Sir Charles
con la sua opulenta varietà: il nostro corrispondente tuttavia
non si è fatto imbrogliare da tutti quei becchi, rostri,
musi, grugni, facce,
e ha scoperto che in ciascuno, rospi, mosche,
orchidee, esseri umani, palpita
uno stesso velleitario istinto
di conservazione. Il che rende innecessaria
l’esistenza di Dio, rimpiazzato così
dagli stucchevoli appunti del botanico;
e al posto del Disegno Divino quel che ci vien proposto
è una cieca battaglia con le unghie e coi denti
dalla quale i mammiferi escono a testa alta
e in cui tuttavia resta spazio per l’ala che serve
alla fuga, per la ridotta misura buona per nascondersi.
È una fortuna che in dubbio, dovesse ripensarci,
l’Evoluzione abbia lasciato sul sentiero un filo
del quale Sir Charles ritiene d’aver trovato il capo.
Se ce lo porta qui può servirci magari
per cucirgli un camice da pazzo
e un bel berretto da bestemmiatore
e così equipaggiato rispedirlo
all’isola piratesca in cui ha messo
a punto il suo sistema».
*
A duemila piedi, una baracca
di cacciatori di tartarughe…
ci sono stato due volte, e una notte ho dormito
lassù, non riuscivo a svegliarmi,
mi buttai giù dalla vetta di un vulcano
spento, ma tuttora… fondo bianco
di cristalli di sale, tre piedi, quattro piedi,
cinquecento piedi di profondità, d’altezza, l’asse,
le scorie organiche, la scala, i gradi,
il diametro, le pareti, le piante,
le punte, i tentacoli, il colore
verde, inatteso… qualche anno fa
gli ammutinati di una baleniera assassinarono
il capitano;
ho visto il suo teschio fra i cespugli.
*
Da dove arrivò il vento
carico di sabbia che ogni nostra cosa
trascinò in mare? In un vortice
ci riempì gli occhi di polvere
rocciosa e gusci frantumati di lumaca:
sapeva il vento impazzito quello che faceva.
Poteva essere tela di vele, libri, erano forse
pinne da uomo rana, lettere, cose insomma:
tutto fece saltare in aria, ed anche la nera
cintura da immersione con tre chili
di zavorra suddivisa in sei piombi
da mezzo chilo ciascuno venne spinta via
e cadde in una fossa subito
ricoperta dal mare. Ciò che la morte
non può afferrare con la mano
è ciò che praticamente non esiste,
due mezzi ciechi
seduti sulla spiaggia,,……uno vicino all’altro.
*
Trapezi, forme
che fa girare il vento e le allontana
le fa rotolare sulla spiaggia, e le sprofonda in mare.
Erano le nostre cose, a che scopo
gli eravamo attaccati oppure
a che scopo erano attaccate a sè stesse, adesso
si sono trasformate in pure forme, hanno asceso
un gradino sulla scala dell’essere: e dopo noi
ci guardiamo, come naufraghi, seminudi,
ed anche noi saliamo un gradino, oh e ah,
mentre si fa evidente
che nulla possediamo:
neppure, in primo luogo,
ciascuno se stesso……….l’uno l’altro né.
DANIEL SAMOILOVICH nato a Buenos Aires nel 1949, dove vive, è una figura centrale della poesia argentina degli ultimi trentacinque anni, non solo per la rilevanza della sua vasta produzione poetica ma anche per il ruolo svolto dalla rivista “Diario de Poesia”, di cui è cofondatore e che ha diretto dal 1986 al 2011. È traduttore dall’inglese, dal francese e dal latino. Tra gli autori tradotti Shakespeare e Orazio. Ha pubblicato undici libri di poesia, tra i quali: Las Encantadas (Spagna, 2003), El carrito de Eneas (Argentina, 2003), e Molestando a los demonios (Spagna, 2009) pubblicato anche in Italia nel 2011 da Edizioni Fili d’Aquilone (Molestando i dèmoni, a cura di Francesco Tarquini) e in Svezia nel 2017. Diverse le antologie che radunano la sua opera, tra le quali si segnalano: La nuit avant de monter a bord (Canada, 2001), Driven by the wind and drenched to the bone (Inghilterra, 2007), Siete colinas de jade (Messico, 2015) e Rusia es el tema – Obra Reunida 1973-2008 (Argentina, 2015). Ha dato conferenze e diretto seminari sulla poesia in Spagna, Argentina, Venezuela, Cile, Stati Uniti e Brasile.
Immagine: Daniel Samoilovich, M. Bartorila.