Da lontano

da | Lug 3, 2018

E la casa mi volava via nel prendere sonno.
Ero con mio fratello così distante dai nostri giochi
della palla, dell’aquilone, della canoa.

Era perché non poteva restare niente di tutto questo
che gli occhi facevano i matti. Sorpresi come uno stupido
a cui si dice “che cosa fai”. Non lo sapevo, non avevo febbre,

sentivo una carnagione nelle tende le parole in giro
del viso della nonna. Ruotavo la testa per fare la giostra
con i bambini e con i grandi che vedevo e non vedevo:

la tasca, il naso, le ginocchia, una mano con la mela
o con la scodella, o con niente, senza braccio,
come da paure, da un cervello ferito in una parte.

A letto era un bel cielo dalle finestre di tanti bei giorni.
Venivano da lontano, dalle parole che si dicevano in casa.
Quando pioveva eravamo solo acqua e con il vento aria.

Venivano tanti che diventavano subito bambini…

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).