Cinque poesie in anteprima dal nuovo libro di Marco Giovenale, “Cosa chiuse fuori”, appena uscito nella collana ‘i domani’ di Aragno.
È cosa? (E: come?) È
come nel campo assediato da agnelli
che piangono e brucano tutto bruttando,
fanno il tempo, e il tempo è loro.
Pagina scritta, ma questa ancóra è loro
*
… non sa cosa
essere, Pietro, Flora, foglia, elastichino
good sign che taglia il sasso – sogno
orizzontale, beton per miglia
(l’orizzonte schiaccia la terra)
il falcetto di Saturno
*
FUORI FUNZIONE
Frail gift, frail giver –
…
ma non ti fa scrivere il resto
dal freddo alle mani, fuori nemmeno
smette di piovere. Dentro non ci sono
cani, visitatori, solo intenzioni –
un po’ una baracca di pietrame.
Dalle dorature è chiaro
che il complesso della cattedra cristiana
è falso lì, le nervature sbagliano, non tengono,
ma per questo qui convergono dal mondo.
C’è un counter per le conversioni.
Come il bussolotto dove il soldo cade
a illuminare il Seicento verticale,
pale lignee, tubi di convezione.
Domine, in Te lucem
intelligo.
I piedi strisciano verso l’uscita, il suo
dono è stato breve, si scusa
nell’acqua che non ce la fa a cambiare
voce. Il piccolo ventre ha generato
già. Non ha chi lo vendichi, nel vacuo
blu dell’excessus o stellato in volta
confiteor. Just forgive us Lord. «Se bene
intendo» – riposa interdetto.
Dimitte nos… (Dimitte cosa? Come
dice?) …
eco, fine
(diminuendo)
(«oh, intelletto»)
*
Fontane, tritoni manierati, photoshop:
nel parco vuoto è fitto di panchine
vuote, a segmenti triti, di vento – logico,
mezzo offeso, fronte strada.
La virgo stacca/salda insieme i file
brevi dei porno, morso morso,
il lavorato, delle ore al buio
nella casamatta. È del custode.
I lunghi papiri ai parenti più a sud,
con impegni in tigrino di spedire
soldi. L’alluminio gela, è la barriera d’acqua,
non è bevuta ai chioschi, alla minuta mini-
fioreria dei fratelli. Le onde le dà
il gruppo elettrogeno per la notte
– sul silenzio procurato nello schermo.
La schiena a Sant’Agnese, il ritratto kitsch
si vara calcato, carico di veli di grafite
– beni esatti. Le dita passano, ripassano
*
Del dolore può essere ascoltato. Così qui
possono esserci i lati, i trapezi a grani
i graniti delle scale,
i gerani jingle dei balconi dove
per possesso (della casa, mura
nude, casse con i chiodi) all’infinito
i leoncini litigano, vedi come
li svelle il tempo, che affila
il verso della freccia – quanto
l’ossido che indica.
Un discorso di tengono / non tengono
gli orti sui pendii, terrazze o no,
gli appezzamenti verde polvere di quelle
generazioni prima
quelle della guerra
avanti l’elettronica,
trasmesse cash.
Tradizione. Trading
NB: Non è stata sempre rispettata la grafica dell’originale. Ci scusiamo per l’inconveniente.