Cinque sensi per un albero è un’antologia di poesia e immagini che Grazia Calanna ha curato per L’Estroverso. Pubblichiamo una scelta di cinque poesie.
Dario Borso, VICINATO
Il rametto di glicine del vicino
che ho torto di nascosto
verso la mia ringhiera
(per farla bella, vera) –
ho torto troppo, è morto.
E adesso morirà anche l’albero,
anche l’orto?
Ma va’, che ti perdonerà Natura!
Gian Mario Villalta, Non riconosci la terra…
Non riconosci la terra.
Distante dall’umido
e dal grumoso, dal secco dell’intrico,
tutto il tuo fiato
s’inerpica
sui sarmenti
dire ancora di essere lì
dentro il giallo
e il marrone, foglie incollate, fumo
freddo che trapassa l’acrilico, odore
di ferro, infiltrazioni, diffusi, differiti silenzi.
Il nero rimasto un istante di più sulla rètina
era il merlo che si è nascosto tra i rami.
Tocca alle mani
sentire fuori di te
percorrere
l’orlo del monte, la corteccia
del salice, la curva
e portare il cielo più giù
fino al brivido
le mani
tornano, ora che devi
bere dalla fonte
il gelido annuncio
nell’azzurro
che il merlo ha lasciato vuoto.
Laura Liberale, le file dei cipressi…
le file dei cipressi da cui accediamo ai nostri morti
non puntano allo zenit metafisico
dicono invece di una fine orizzontale
l’animale disteso che riposa
il cervo trafitto per errore
la colpa dell’umano
il pianto trasformato in vegetale
Marco Sonzogni, IN UNA SOLA NOTTE
a Giacomo
E il settimo giorno, Dio si riposò da tutte le opere che aveva portato a termine
Genesi 2, 2
ESTRAGON: Leaves?
VLADIMIR: In a single night.
ESTRAGON: It must be the Spring.
Samuel Beckett, Waiting for Godot
I
Alfa e Omega: apro e chiudo.
Black and bare: nero e nudo.
II
Sfogli storie che non sai:
Sh’ma Yisra’eil Adonai…
III
Il tempo smaglia il legno in nodi:
le stigmate precise come i chiodi.
IV
Fermarsi a contemplare, spero,
la nuda meraviglia d’un albero.
V
Candida betulla non abbaglia:
sforna Birke, buio germoglia.
VI
Sfogli storie che ora sai:
altre radicano nei vivai.
VII
In una sola notte: spoglie
fatture ricoperte di foglie.
Maria Grazia Calandrone, L’alloro del giardino…
L’alloro del giardino è stato il primo a dare il suo consenso.
Poi, è venuto il silenzio
necessario, l’offertorio del cielo a primavera, i suoi colori
saturi
e il segno indelebile che fa la luce
dove il collo regge
la testa come un organo solare. Una corona, il regno abbandonato
del pensiero. Ci vuole poco
a credere alla natura.
Immagine: Giuseppe Penone.