Cartografie

da | Set 19, 2024

Cinque poesie in anteprima da “Cartografie” di Anna Toscano, uscito in questi giorni per la collana ‘Gialla’ di Samuele editore-pordenonelegge.

 

RIAVVOLGERE LE STANZE

Lei in un’altra stanza
cuce e scuce maglioni
poi li ricuce, compone forme e colori
sempre diversi, un lavoro senza fine.

La cerco al di là della porta
ma la stanza è vuota
un’altra soglia, ma non c’è.

Forse è in una stanza di un’altra casa
in un’altra città, provo a raggiungerla
per tenerle la matassa o aggomitolarla.

Prendere il treno e andare da lei
ma col tempo, col tempo come faccio
ad attraversarlo, a riavvolgerlo.

 

SOGLIE PIENE

Perché non tornano i grandi?
Corro sul ciglio della strada
a ogni rumore anche minimo,
so che ti rivedrò.

Perché non tornano i grandi?
Vago con le mani in mano
per le stanze mute, mi accascio
sui gradini piango e aspetto.

Perché i grandi non tornano?
Cresco aspettando sulla soglia
basta un’ora di sole, un viso intravisto e il tempo
mi afferra le palpebre.

Perché i grandi non tornano?
La soglia dell’attesa
che i grandi ci fanno subire;
la tua assenza mi strappa

«La vita è terribile, Goliarda
Lo capirai da grande, anche tu purtroppo».

 

LESSICO CORPORALE

Le parole diventano pelle
non si può parlare
ma sfiorare, toccare.

La pelle diventa parole
se ne può parlare
scrivere, raccontare.

La pelle parole non è parole pelle
c’è un ordine di composizione,
di evoluzione:

un infinito da rimestare.

 

CUCIRE ARAZZI

Ho fogli foglietti bordi angoletti
biglietti scatole ma anche bugiardini
buste e pizzini, brandelli
di vita scritti ovunque,
idee nelle tasche
pensieri persi nelle borse
sparsi nei cassetti:
dovrei raccoglierli, farne un collage
un arazzo forse, cucirli insieme.

Farne una coperta, una mantella ma
con che filo, non mi basta lo spago
la sutura non tiene, i pezzi non stanno insieme.

La trama cambia, i personaggi escono
deformi, scomposti. un fiammifero,
vi prego: pace ai miei pensieri.

 

SUI FOGLI

Ho cercato nella punteggiatura
la virgola di sfogo
per portare avanti un pensiero.

Ho guardato imbarazzata
i due punti e le loro posizioni:
mai decisivi e mai inutili
nel togliere e nel dare.

Ho sostato a lungo
dopo il punto e virgola;
sentendomi in continuità
con passato e futuro.

Mi sono crogiolata molto
tra parentesi (mie o di altri)
senza scansione del tempo
che non fosse interna.

Non avevo capito che è il punto
– come dicono anche i manuali di scrittura –
che rende possibile il respiro.