Cinque poesie da “Carne” di Valentina Proietti Muzi, Zona (2024).
È un tavolo lungo
con grandi nodi di paura:
ci lavorano sopra le donne, un po’ tagliano
un po’ dormono.
Nessuna di loro ha una regola
da seguire, ma così riposano
le gambe e il ventre non si gonfia.
Le osservo.
Il topo del mattino ronza
al suolo, descrive un arco
per tutta la stanza.
Poi mi distendono sul tavolo
*
L’inguine chiaro si muove
in funzione del sangue.
Lo vedi che si apre a mantice
e più scavi nel tempo
più l’anatomia si fa incerta
*
(15 luglio 2010)
Fuori il sole ha bruciato il mio spirito di topo.
Ai piedi del letto, fra i gatti e i cuscini, è volata la ruota del giorno. Ed eccoti tutta lì, gli occhi scuri
la testa coperta d’acqua. Dovrei comportarmi anch’io come una madre d’altri tempi,
prenderti la testa e asciugarla fino alle ossa.
Invece non mi muovo e dal balcone mi assale il rosso timpano del tramonto
*
(14 luglio 2022)
È luglio, e in luglio è il mio compleanno.
Il cacciatore ha i bersagli ben definiti: quest’estate il caldo ha reso la carne ancora più forte, difficile
da mangiare.
La ragazza, gli dico, spara alla ragazza
*
Che cosa si mangia
per raggiungere l’orizzonte
o solo la scala esterna: il topo dei sogni
ha la bocca piena di polvere
e cenere. Quando si avvicina
aspiro dalle narici
il corpo nero
bruciato
l’estate più calda è stata l’evento