Pubblichiamo in anteprima da “Canzoniere scritto solo per amore” di Daniele Piccini, sei poesie. La raccolta contiene testi scritti tra il 2000 e il 2003, a cui si aggiungono alcuni inediti, ed è da poco uscita per Interno Poesia con prefazione di Giancarlo Pontiggia e postfazione di Niccolò Brunelli.
Giorni senza la conoscenza,
la primavera serpeggia nel cuore
delle forre.
Ascoltavi gli Alunni del Sole,
nel millenovecentosettantaquattro,
la notte non aveva fine ed era
l’inizio della tua vita con me.
Adesso nei campi di grano visti
dall’alto devo leggere i segni:
parla il mondo creato del tuo seme,
invade i paesi della terra
l’oscuro appartenersi
(giorni fulminei, fatti enormi
dalla sola apparizione della pioggia).
*
Nei pochi metri quadrati tu sei
anche al principio dei venti,
punta dei temporali che ritornano
a portare terra alla valle, sabbia.
Le sconnessioni delle ore fanno
apparire il tuo volto
e lunghissimo è il percorso dalla mano
alla tempia.
Ore d’improvviso calme, sicure
dalla bellezza del mondo
le devo a te, che continui a insegnarmi,
a ripetermi. Non dimenticare
dove sono nato, non dimenticare
niente
che appena sia accaduto.
*
All’improvviso la valle è più grande
della valle, non vi stanno più chiusi
i segni che vengono,
si amplia, respira come un organismo
pieno di buchi
e vuoti.
Precipitiamo dietro le sue foglie,
dai suoi grani indietro dove riposa
la sera che non finisce.
Cielo, temporali, uccelli
sono i compagni
segnati sulle carte:
difficile, difficile sognare
il ritorno di cui lasciano tracce
elettriche nei campi.
*
Continuo a scrivere di te
come se tutto fosse in salvo…
a volte la sconfitta
mi sta davanti, mi guarda lasciva.
Un pomeriggio quasi d’estate
spunta una foto luminosa e aperta,
il mondo ancora corre, eppure tutto
è custodito oppure non lo è.
Mi chiedo se sia vero, cresce un’erba
vorticosa sugli occhi:
se non è vero niente,
se è così,
ritorni come una ferita aperta.
“La pace è questa” ascolto
sussurrare,
le braccia aperte all’abbraccio di sempre.
*
Nella tua stanza sono entrati
l’ultima volta gli uccelli,
la mattina di luce in cui portammo
via le tue cose, ammassando amorosi
gli abiti, gli altri oggetti,
il ricordo di te.
Ho dato spazio dentro me a tutto:
troppo tardi o troppo presto eri venuto
al nostro appuntamento,
dopo la nascita il primo in cui
dovevo io generarti dal fondo.
*
(inedito)
Tra poco entro in territorio ignoto,
oltre la linea fissata da te,
di questo non so niente, questa stasi
dell’ora, della sorte,
un discendere lento, fino a dove
non so e non sappiamo.
Come potrei comprendere la storia
che non sia stata tua?
Io non voglio approdare che alla riva
del nostro essere pari,
come gocce che un benevolo nume
riunisce in stilla e poi lancia nel mare.
Daniele Piccini, nato nel 1972, insegna Filologia della letteratura italiana all’Università per Stranieri di Perugia. Vive a Sansepolcro (Arezzo). Prima del suo ultimo libro di poesia, Per la cruna (Crocetti, Milano 2022), ha pubblicato le seguenti raccolte: Terra dei voti (Crocetti, Milano 2003), Canzoniere scritto solo per amore (Jaca Book, Milano 2005), Altra stagione (Aragno, Torino 2006), Inizio fine (Crocetti, Milano 2013 e 2021), Regni (Manni, Lecce 2017). Tra i suoi libri saggistici si possono ricordare l’antologia La poesia italiana dal 1960 a oggi (Rizzoli, Milano 2005 e 2012), Letteratura come desiderio (Moretti & Vitali, Bergamo 2008) e La gloria della lingua. Sulla sorte dei poeti e della poesia (Scholé, Brescia 2019). Collabora a “La Lettura” del “Corriere della Sera”, a “Famiglia Cristiana”, al blog “Maremosso” ed è redattore della rivista “Poesia”.