Atlante di chi non parla

da | Lug 5, 2022

Da “Atlante di chi non parla” di Maddalena Lotter, da poco uscito per Aragno nella collana “i domani”, pubblichiamo in anteprima due poesie dalla prima e dalla seconda sezione e alcune parti dell’ultima  intitolata “Il testimone”. 

 

COSÍ FELICE

Un giorno sei stata così felice
per qualche tuo risultato, per aver capito forse
cosa vuoi davvero fare del tuo tempo,

che compiuta anch’io in quell’istante
nel vederti radiosa
bevevo tutta l’aria avidamente.

Se c’è un minimo d’accortezza a questo mondo
quando infine anche il sole, disciolto
nella polvere viola dove pare che andrà

non riscaldando ormai nulla
e il grande tramonto aleggiando su tutta la terra,
se ci sarà ancora

un senso del bello quando noi non più,
allora la memoria di quel giorno
racchiusa in un lentissimo

frammento celeste
io confido davvero che rimanga.

 

ANTROPOCENE

L’era degli uomini è finita
ma nulla vieta di immaginare
quel ciondolo tutto fatto di luce
dentro la sua conchiglia
a miglia e miglia dalla vita,
sul fondale
una cosa piccola che brilla
e non ci salva
e tace.

 

*

IL TESTIMONE

“Aquesta eterna fonte está escondida
en esto vivo pan por darnos vida,
aunque es de noche.”
Juan de la Cruz

 

DICHIARAZIONI SPONTANEE

I

prendo coscienza troppo presto
ancora imbrigliato nelle pareti molli.
sento di conoscere lo sbadiglio
e sbadigliando ho rotto tutto

ora
c’è un prima e c’è un dopo

si sono aperte le galassie
diluite in costellazioni
atmosfere
d’albe viola, rocce e gas

mi trovo in una solitudine immensa

 

II

scrivo perché il primo valore
è la testimonianza

ma non so dire con esattezza quello che vedo,
se qualcuno leggerà
sappia che anche la mia è una traduzione

non è questo quello che ho visto.
quello che ho visto prima di parlare
non viene centrato da nessun linguaggio.

 

III

navigo di moto rettilineo verso un luogo indefinito
ancora il segno non esiste

e così
il secondo valore è la visione

ed ecco che ogni forma si mostra,
nello sguardo tengo l’onere del mondo,

le pagine si moltiplicano per sempre.
sento che mi farò da parte

per rinnovare la visione, occorre questo

darle spazio

 

IV

il terzo valore dunque è la distanza.
dall’informe muovono tutte le forme,

dall’informe le forme percorrono una distanza,
da quella stella all’altra stella
tutto sempre percorre una distanza,

se c’è distanza ci sei anche tu.

un altro nome della distanza è mutamento,
ciò che muta non coincide
così da solo s’apre a un ventaglio d’altri.

ciò che non muta cadrà in malattia,
diventerà morboso
sempre in sé.

un altro nome di ciò che muta è movimento,
solo ciò che si muove è vivo,
io sono vivo, ciò che vuole essere vivo

ama la distanza.

 

VIII

scaturivano le fonti di luce
la terra dall’ampio petto e gli animali
mentre io scivolavo nel meno, ancora meno

invisibile e inodore sono adesso
ma grande,
uguale a ogni cosa quando è un attimo prima
d’essere qualcosa;

dovrebbe farti pensare, questo,
ad amare la morte
che tocca sulla nuca l’inizio dell’altro.

 

X

al termine della visione non ero più io
che guardavo, mi trovavo ad essere guardato:

da teste a testimonianza
come in uno specchio,

visto ora dal mondo stesso che
come un’emissione di voce
si allungava

diventava un soggetto largo, spaventoso
e nondimeno il più vitale.

 

XI

a quel punto mi ritiravo e dalla schiena in fuga
prendevano forma i mari e le montagne,
i colori in ogni margine più intensi:

sono stato il primo essere felice

vedevo compiersi la distanza
che ho messo fra di noi perché voi siate

 

XIV

questo che arriva non è un messaggio
non ho più bocca

dove sono ora non si può neanche dire che sia un dove,
dallo sfondo sale un’alba continua ammantata di viola.
polveri e apparenze frusciano come sussurri
ma non li posso sentire, immagino soltanto
suoni bellissimi.

non ho memoria di voi, eppure sento che mi pensate.
chi siete? con il trasporto che mi resta
immagino per voi il miglior altrove possibile.

 

 

“Il existe une force “déifuge”. Sinon tout serait Dieu.”
Simone Weil