(Le poesie che seguono fanno parte della raccolta di Paola Di Gennaro che è arrivata seconda alla prima edizione del Premio Nuovi Argomenti nel 2021. Il premio è dedicato a racconti e poesie inediti, i cui primi classificati vengono pubblicati sul cartaceo della rivista, come potete leggere nel numero di gennaio-aprile 2022. Questa settimana la rubrica “Officina Poesia” propone una scelta di testi dei tre finalisti. Maggiori informazioni sul Premio qui: https://premionuoviargomenti.it/)
sei più attinente al falso che al vero
alla mia fantasia più che al tempo
di quel tempio che eravamo
anni addietro in videoclip
con snodature ossee e crepiti di note
Storia
non so ancora se sei seria
o mi canzoni in sinestesia
se l’armonia esiste o si scompone
se ancora persiste il tuo nome.
*
immaginate cosa hanno in testa
le matrici dei maestri, le decodifiche del mondo,
circuiti smisurati di sinapsi e corde appese al collo
immaginate il silenzio che si appiana appena,
che si divora le budella e strizza gli ossi
dopo piogge giovanili, che chiodi affondano,
che troppe cene hanno imbastito e logorato insieme
immaginate pure, immaginate ora cosa tiene
a galla noi, in questo mare nullo di vuoti segni
e conti sempre in pari, e giudizi invani,
immaginate un vecchio assente mangia anime
che succhia lassi e età senza riassunti
né cominciamenti, belli o brutti, senza firme
né dimore né cervelli né coaguli di tempo;
i codici si perdono si dileguano a metà
sconfinano nel nulla della stupidità di tale
e tale e quell’altro pure, e le matrici crescono,
ma crescono da sole, crescono con altri
crescono a dismisura oltralpe oltreoceano
oltreconfine, crescono come il numero dei libri
dei morti di fame dei morti impiccati
scappano come bisce, le hai perse senza pena
finché non te ne accorgi finché non sopravvivi.
*
mi mancate tutti
indistintamente
nei vostri gesti di paglia
e nelle dolcezze delle mani
delle soglie rotte
dei bicchieri infranti
tra rivelazioni sciolte,
mi mancate tutti
per ciò che non avete dato
e che pure ho fatto mio
come i cestini dell’asilo
e le pecore del Galles
ho fatto miei i buchi nella storia
e i tappi della memoria
di voi che non sapete
di voi che non sognate
non aggiungete
né forse sottraete,
vi ho fatto miei
come il Tamigi la Senna
la Baia di Tokyo e il Sumida
ho fatto miei tutti
i sapori delle capitali arie.
galleggiano, dileggiano,
amano.
(e tu che dicevi, ho abbastanza amore per voi tutti)
*
il mio ardore è piuttosto
dell’ordine dei vivi e dei non-morti
quest’acquietarsi a metà vita
che ci convince pure troppo
ammazziamo la finta non-banalità
ammazziamo la morte di una finta-alternativa
chi non riesce che a vivere a sé sempre uguale
sempre mezzo-allegro, e interamente affine.
la fortuna di immaginare storie non mie
se solo tutti avessero la fortuna di immaginare storie non loro
storie di secondari che diventano primari.
Immagine: Garrett Bradley, America, 2019.