Al risveglio c’è un lenzuolo

da | Mar 30, 2025

Sei poesie in anteprima da “Al risveglio c’è un lenzuolo” di Riccardo Socci, da poco uscito, con una prefazione di Claudia Crocco, per Le Lettere.

 

Fa freddo sul portone della casa, è una giornata
brutta, pulendo l’orecchio il cotton fioc
ha perforato il timpano di una signora.
Nelle campagne attorno Pisa, vicino a dove abitavo
la fusione di due buchi neri ha causato
una deformazione relativa dello spaziotempo.
Ha avuto luogo un miliardo di anni fa
per noi, quando la signora mezza sorda e io
non eravamo ancora nati. Se c’è dell’altro
non lo abbiamo percepito. I conati di vomito
tendono a passare, una persona muore molte volte
perché molte cose lascia scomparendo
ma non deforma niente di ciò che resta.
Torneremo a vivere sopra una tovaglia ordinata oggi
per mangiare il riso a pranzo con olio e parmigiano.

 

*

Le gocce di piscio che escono finita la minzione
sporcando le mutande potrebbero annunciare
l’ennesimo problema alla prostata del poeta.
Non equivale all’altra una vita, ogni giorno che passa
la testa ha più bisogno di un pugno al quale appoggiarsi.
C’è stato un periodo in cui trovava del sangue nello sperma
pulendosi in bagno, vorrebbe sentirsi forte
come lo era nella foto di famiglia lo spot con l’atleta
vincitrice delle paralimpiadi, ha letto sul giornale
che l’uomo tetraplegico potrà morire.
Si sorprende quando nota con quale coordinazione
le mani sciacquano i piatti per la lavastoviglie
la sua schiena umida sul telo di carta prima di pagare
la visita al neurologo, conosce la velocità
di un impulso nervoso in cui il tempo si dilata
e si ricorda ogni dettaglio, l’odore riprodotto
del limone, fra le radici dei pioppi c’è il cane
l’infanzia che forse sarà di un figlio
futuro il suo girare attorno a un vuoto.

 

*

Non si accorge che il suo corpo tira pugni di continuo
alle cose, la faccia è distesa la mano sbatte su tutto
come farlo presente lo sguardo sereno e gli occhi
a riposo, si sente il suono dei colpi sul muro
sul tavolo a pranzo come una lavatrice
sul punto di rompersi quando inizia la centrifuga.
In mezzo al silenzio se gli parli risponde in automatico
sempre cosa ma la mano in realtà ha capito
è una forma di distacco così evidente
che sarebbe troppo banale, deve esserci qualcosa sotto
che forse la mente è nella mano e il corpo nella faccia
che il corpo la mente e la faccia sono nella mano
che la faccia è sul tavolo e la mano in un ricordo
tende per piegarlo il capo di un lenzuolo azzurro.

 

*

C’è il progetto per una casa senza barriere, il mercato è il peggiore
da molto tempo a questa parte ma gli sgravi fiscali saranno d’aiuto.
C’è il progetto di una rampa al posto delle scale, il cappotto per coprire
le mura, il terrore di perdere lì dentro le persone è un investimento
a medio termine, le cellule crescono attorno alle azioni quotidiane
si muovono almeno loro da sole, l’immagine di un compleanno
una delle poche fissate nell’encefalo sarebbe bello
se anche lei sparisse con l’odore della panna sulle fragole
un ostacolo nello spazio facile da rimuovere poi il resto accade
questo edificio che non si augura, può entrare chiunque.

 

*

Hanno chiesto all’uomo una foto per un festival di poesia, l’autoscatto
ne ha realizzata una bella, lo sguardo profondo ma stupito
se dovesse andarsene nel giro di qualche anno sarebbe perfetta
avrà risparmiato a qualcuno una scelta che lui ha dovuto fare.
L’uomo ignora tutto questo e il poeta è confuso, non ricorda se adesso
attraversa il periodo calante del disturbo o l’altro
a vederlo è tranquillo dalla poltrona rossa sospira
a vederlo è presente ma dice parole in una lingua da poco appresa
che il poeta non conosce. Sembra qualcosa che non trova pace
nella foto è serio e attento invece lei sorride quando parte la sigla
del telegiornale l’uomo si commuove, un’alluvione ha rotto gli argini
coperto le città portato via le persone lontano troppo lontano da qui.

 

 

C’è posto nel parcheggio, è sempre occupato
di fronte al portone non servono le chiavi
ogni lampadina accesa come a fare
luce, le facce nella casa irrigidite della gente
inverno con le finestre spalancate cos’è
che deve uscire, tre scalini per la camera la mano
più vecchia del babbo un uomo fratello mio
il niente che sarà di tutto questo
il lenzuolo azzurro e sotto la mamma.