Quattro poesie inedite.
SE MAI VERRÀ QUEL TEMPO
Se mai verrà quel tempo fortunato
in cui il bene avrà liberazione
gli occhi velati dal dolore
saranno amati dai sorrisi
di uomini, di donne,
di bambini
intenti ad affiatarsi con il mare
della convulsa fratellanza
da sempre dilaniata
da lotte e dal profitto,
serpi insidiose della quiete.
Se mai quel giorno fiorirà
tra l’utopia dannata della storia
sarà una festa grande quanto il cielo
unito all’universo,
sarà frastuono allegro di campane
mischiato con l’elogio degli uccelli
nel grato inchino alla sovrana terra.
Risorgeranno i martiri e le rocce
si vestiranno i giorni d’ideali
scompariranno i musi della noia
e quelli inferociti dei superbi.
Archi di luci colorate
e il lieto canto dei fratelli
in un silenzio prodigioso
saranno il segno della pausa.
VORREI
Vorrei essere acqua prodigiosa
sciacquare via per sempre
il fango degli orrori
che insozza i volti onesti.
Vorrei essere vento
che spazza oltre lo spazio
le fetide tossine
che oltraggiano
la linfa della terra.
Vorrei avere ali
e sollevarmi al cielo,
farmi cullare dal tramonto
per sorseggiare a tratti
la bellezza.
Vorrei saper parlare
ogni linguaggio
per essere di scudo
a ogni buon respiro,
avere facoltà
d’espellere dal mondo
l’incuria
che osteggia l’avvenire.
Vorrei bruciare
d’amore sconfinato
scaldare il gelo
di lastre acuminate
che limano il dolore.
Vorrei essere specchio
innanzi al sole
rinfrangere potenza nucleare
per tergere le lacrime del mare.
Vorrei coprirmi
con polvere del Sinai
e spandere nel tempo
ceneri di tamarindo
che odorano di luce.
Vorrei essere l’ombra
di ciò che mi sta accanto
e stella generosa
che abbraccia con trasporto
il nero del bisogno.
ETERNI SOGNATORI DI MIRAGGI
Ognuno è pellegrino sulla Terra
eterni sognatori di miraggi
scintille di sapone sul lavabo,
fragili bambole di pezza
scucite ai bordi del zig zag
da un logorio di mani
indelicate.
Volti di cera in fuga dai vulcani
lapilli incauti
svaporano in un lampo
riserve d’acqua sottopelle,
pensieri ebbri
svaniamo in fretta
tra bollicine d’aria.
TUTT’UNO CON IL CIELO
Il rosso della sera dipinge nobiltà
sull’ondeggiare frivolo dell’acqua,
schiamazzi di bambini sugli scogli
s’accalcano al garrire dei gabbiani
– voli di libertà nel vento –
Il faro splende sull’immenso
l’incanto coglie un’estasi d’amore,
l’ammirazione
si fa tutt’uno con il cielo
e le assonnate stelle
batton le mani ai cavallucci.
S’alza potente un inno
dalla feconda terra
– l’aurora è colma di lillà –
l’aria notturna
si scalda di salmastro
le bocche splendono
di fragole e papaya.