A color of the sky

da | Giu 20, 2015

C’è vento oggi e non mi sento brillante
a guidare per le colline, di ritorno dal lavoro.
Ci sono tratti bui lungo la strada
quando attraversi il folto del bosco
e punti assolati dai quali riesci a scorgere l’oceano
ma questo non rende la strada un’allegoria.

Dovrei telefonare a Marie e scusarmi
d’essere stato così noioso a cena ieri sera,
ma posso davvero promettere di non esserlo ancora?
E tuttavia, preferisco fissare gli alberi, che dondolano
in quello che sembra davvero un richiamo sessuale.

Del resto è primavera, e tutto sembra fragile;
il cielo è celeste, e le foglie appena dischiuse
sono colme di nuova clorofilla,
la tinta stessa dell’inesperienza.

La canzone della scorsa estate suona di nuovo alla radio
e sul cavalcavia dell’autostrada,
l’unico vandalo metafisico d’America ha lasciato scritto
LA MEMORIA AMA IL TEMPO
a caratteri cubitali spruzzati di nero

il che ci fa domandare se il tempo ami la memoria a sua [volta.

Stanotte ho sognato X di nuovo.
è come una macchia sulle lenzuola del mio subconscio.
Anni fa mi è entrata dentro
e anche sfregando e sfregando e sfregando
non sono riuscito a mandarla via,
ma ora ne sono grato.

Quello che credevo un fine si è rivelato un mezzo
Quello che credevo un muro di mattoni si è rivelato un [varco
Quella che credevo un’ingiustizia
si è rivelata essere un colore del cielo.

Fuori dal centro giovani, tra il negozio di liquori
e la stazione di polizia,
un piccolo cespuglio di sanguinella perde la testa;

schiumando di polline
come un boccale traboccante di birra;
come una sposa che si straccia il vestito,

lasciando cadere a terra nuvole di petali candidi,

così lo spreco della Natura sembra sommessamente osceno.
Fa così da una settimana:
crea bellezza
e la butta via,
e ne crea ancora.

*

Windy today and I feel less than brilliant,
driving over the hills from work.
There are the dark parts on the road
when you pass through clumps of wood
and the bright spots where you have a view of the ocean,
but that doesn’t make the road an allegory.

I should call Marie and apologize
for being so boring at dinner last night,
but can I really promise not to be that way again?
And anyway, I’d rather watch the trees, tossing
in what certainly looks like sexual arousal.

Otherwise it’s spring, and everything looks frail;
the sky is baby blue, and the just-unfurling leaves
are full of infant chlorophyll,
the very tint of inexperience.

Last summer’s song is making a comeback on the radio,
and on the highway overpass,
the only metaphysical vandal in America has written
MEMORY LOVES TIME
in big black spraypaint letters,

which makes us wonder if Time loves Memory back.

Last night I dreamed of X again.
She’s like a stain on my subconscious sheets.
Years ago she penetrated me
but though I scrubbed and scrubbed and scrubbed,
I never got her out,
but now I’m glad.

What I thought was an end turned out to be a middle.
What I thought was a brick wall turned out to be a tunnel.
What I thought was an injustice
turned out to be a color of the sky.

Outside the youth center, between the liquor store
and the police station,
a little dogwood tree is losing its mind;

overflowing with blossomfoam,
like a sudsy mug of beer;
like a bride ripping off her clothes,

dropping snow white petals to the ground in clouds,

so Nature’s wastefulness seems quietly obscene.
It’s been doing that all week:
making beauty,
and throwing it away,
and making more.

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).