La natura è un tempio dove colonne viventi
fanno uscire talvolta confuse parole;
l’uomo la percorre tra foreste di simboli
che l’osservano con sguardi familiari.
Come lunghi echi che da lontano si confondono
in una tenebrosa e profonda unità
vasta come la notte e come la luce,
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.
Ci sono profumi freschi come la carne di un bambino,
dolci come l’oboe, verdi come le praterie,
e altri corrotti, ricchi e trionfanti
che hanno l’espansione delle cose infinite,
come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso
che cantano gli slanci dello spirito e dei sensi.
(da “I Fiori del Male”, trad. di Milo De Angelis, 2024)