La bufera che sgronda sulle foglie dure
della magnolia i lunghi tuoni marzolini
e la grandine,
(i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell’oro che s’è
spento sui mogani, sul taglio dei libri
rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio delle
tue palpebre)
il lampo che candisce
alberi e muri e li sorprende in quella
eternità d’istante – marmo manna
e distruzione – eh’ entro te scolpita porti
per tua condanna e che ti lega piu’ che
l’amore a me, strana sorella, -e poi lo
schianto rude, i sistri, il fremere dei
tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa…
Come quando ti
rivolgesti e con la mano, sgombra la
fronte dalla nube dei capelli,
mi salutasti – per entrar nel buio.
Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1981) è considerato il più importante poeta italiano del Novecento, premio Nobel per la letteratura nel 1975. La sua opera poetiche si può dividere in due stagioni: la prima comprende le raccolta Ossi di Seppia (1925), Le occasioni (1939) e La bufera e altro (1956); la seconda, Satura (1971), Diario del '71 e del '72 (1973), Quaderno dei quattro anni (1977), Altri versi (1980), seguite da Diario Postumo (1996). Tra le sue opere in prosa, Farfalla di Dinard (1956), Auto da fè (1966), Fuori di casa (1969), gli scritti di Sulla poesia (1976) e i brani di critica musicale, raccolti nei Meridiani Il secondo mestiere. Arte, musica, società e Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa (1996).