A giugno le traduzioni dalla riviste estere si trasformano in una nuova rubrica.
Secondo gli editor della rivista londinese Five Dials, se siete come loro, e come noi, vi capita di passare parecchio tempo guardando video musicali, esibizioni dal vivo riprese con mani malferme, e una volta o l’altra vi siete detti “sì, tutto molto bello: ma questa gente cosa legge?”
Perciò hanno chiesto ad alcuni musicisti di parlare del loro romanzo preferito, e del loro brano preferito del romanzo preferito.
La prima risposta è di Zach Condon (Beirut).
I detective selvaggi, di Roberto Bolaño
In tour è stato un sollievo avere Bolaño. Sembra che trovi il mio stesso indolente e poetico divertimento nei nomi delle città e delle strade. Non è male andarsene in giro per Città del Messico incastrati nel letto modello-bara del tour bus.
“… mentre il messicano andava snocciolando in un inglese a tratti incomprensibile una storia che non mi riusciva di capire, una storia di poeti perduti e di riviste perdute e di opere sulla cui esistenza nessuno sapeva una parola, in mezzo a un paesaggio che forse era quello della California o dell’Arizona o quello di una qualche regione messicana limitrofa a quegli stati, una regione immaginaria o reale, ma sbiadita dal sole e in un tempo passato, dimenticato, o che almeno qui, a Parigi, negli anni settanta, non aveva più la minima importanza”
R.Bolaño, I detective selvaggi
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Zach è nato nel 1986 nel New Mexico, a Albuquerque, ed è cresciuto a Santa Fe. Suona il flicorno soprano, l’ukulele, la tromba, e parecchi altri strumenti, ed è autore dei testi. L’ultimo album, The Rip Tide, è uscito nell’agosto del 2011.
Le canzoni hanno testi narrativi, che raccontano il conflitto tra desiderio d’evasione e l’isolamento della lontananza.
L’ultima traccia dell’album è Port Of Call
(ascolta)
I called through the air that night
I couldn’t see your voice without light
I could only smile
I’ve been alone some time And all in all
It’s been fine And you
You had hope for me now
I danced all around it somehow
Be fair to me
I may drift awhile
Were it up to me
You’d know why I – I called through the air that night
The fogs all were a warming sight
Was it infantile
That which we desire Were it up to me
Pull the wool from your eyes And I
I called through the air that night
My thoughts were still buried in time We were closer then
I’d been alone sometime
Filled your glass with gin
Filled your heart with pride And you
You had hope for me now
I danced all around it somehow
Be fair to me
I may drift awhile
If there’s a plan for me
Would it make you smile
No I don’t want to be there for no one
I’d stay here
No I don’t want to be there for no one
That’s over the sea
I don’t want to follow your light
On the sea
No I don’t want to be there for no one
That I can’t see
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).