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Documento 1. Per Raffaele La Capria

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Bruno

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Leonardo Colombati a colloquio con Paolo Mieli

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Chiedo silenzio

Ora, lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
 
Io chiuderò gli occhi
 
E voglio solo cinque cose,
cinque radici preferite.
 
Una è l’amore senza fine.
 
La seconda è vedere l’autunno.
Non posso vivere senza che le foglie
volino e tornino alla terra.
 
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo silvestre.
 
La quarta cosa è l’estate
rotonda come un’anguria.
 
La quinta cosa sono i tuoi occhi.
 
Matilde mia, beneamata,
non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza che tu mi guardi:
io muto la primavera
perché tu continui a guardarmi.
 
Amici, questo è ciò che voglio.
É quasi nulla e quasi tutto.
 
Ora se volete andatevene.
 
Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
il mio cuore è stato interminabile.
 
Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.
 
Accade che sono e che continuo.
 
Non sarà dunque che dentro
di me cresceranno cereali,
prima i garni che rompono
la terra per vedere la luce,
ma la madre terra è oscura:
e dentro di me sono oscuro:
sono come un pozzo nelle cui acque
la notte lascia le sue stelle
e sola prosegue per i campi.
 
È che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.
 
Mai mi son sentito sé sonoro,
mai ho avuto tanti baci.
 
Ora, come sempre, è presto.
La luce vola con le sue api.
 
Lasciatemi solo con il giorno.
Chiedo il permesso di nascere.

Capodanno

Se le parole sapessero di nevestasera, che canti –e le stelleche non potrò mai dire…Volti immoti s’intrecciano tra i raminel mio turchino nero:osano ancora,morti ai lumi di case lontane,l’indistrutto sorriso dei miei anni.

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